Il Consiglio federale vuole lanciare un progetto pilota sul cosiddetto mobility pricing.
Obiettivo? Limitare gli ingorghi facendo pagare un supplemento agli automobilisti.
BERNA - All'improvviso, le segnalazioni sul traffico sono divenute una rarità, gli ingorghi un ricordo e le strade semi-deserte. Il lockdown ha mostrato quanto i flussi di traffico siano modellati dal ritmo del mondo del lavoro e dell'educazione. Ma anche che possono essere influenzati.
L'involontario esperimento delle scorse settimane potrebbe dare origine a un'idea: si possono evitare ingorghi facendo passare alla cassa gli utenti della strada nelle ore di punta? Per scoprirlo, il Consiglio federale desidera verificare il concetto di "mobility pricing" in varie città della Svizzera. Un test che il Parlamento cantonale bernese ha deciso la scorsa settimana di autorizzare.
Importo della tassa ancora sconosciuto - Secondo le informazioni raccolte dal Bund, la città di Berna ha già espresso il suo interesse lo scorso aprile. Le autorità della capitale desiderano imporre una tassa ai conducenti di autoveicoli che viaggiano su strade trafficate nelle ore di punta. I viaggi verrebbero registrati utilizzando un «sistema di riconoscimento automatico del numero di targa». L'importo della tassa non è stato ancora definito. È possibile che possa dipendere dalle dimensioni del veicolo, dalle sue emissioni di CO2 e dall'occupazione del veicolo.
Lancio nel 2025 - I veicoli antincendio, di polizia e le ambulanze sarebbero naturalmente esenti dal mobility pricing. Neanche il trasporto pubblico è interessato. Le autorità non vogliono scoraggiare le persone che desiderano passare dalle automobili al trasporto pubblico. Secondo i documenti che il giornale è stato in grado di ottenere, il progetto pilota dovrebbe essere lanciato nel 2025.
«Le priorità sono altre» - La proposta non fa però l'unanimità. L'UDC ha infatti votato contro l'autorizzazione data dal Gran Consiglio bernese, dichiarando di non voler una nuova tassa per gli utenti della strada. Considerata la crisi legata al coronavirus, il PBD ha invece ritenuto che le priorità al momento sono altre.