Succede in Israele, e nel Regno Unito, cosa deve fare la Svizzera per evitare un secondo confinamento?
La chiave, secondo il Ministro della Sanità Alain Berset, sono misure più mirate, regionali, e un efficace tracciamento dei contatti
BERNA - In Israele, scuole, asili, hotel, centri commerciali e palestre rimarranno chiusi per le prossime tre settimane. Le persone sono ancora autorizzate ad andare al supermercato o dal medico, ma possono recarsi a più di un chilometro da casa solo in situazioni eccezionali.
Anche in altri paesi le misure anti-coronavirus sono (di nuovo) sempre più severe a causa di un nuovo boom delle infezioni. In Gran Bretagna, ad esempio, i ricercatori stanno consigliando al Governo di prepararsi ad attuare un nuovo lockdown di due settimane in ottobre, come ha confermato il Financial Times.
Un film dell'orrore - Ciò che succede all'estero preoccupa ora i politici e gli scienziati svizzeri.
Per il Consigliere nazionale dei Verdi Liberali Jörg Mäder, ad esempio, le misure intraprese in altri paesi dimostrano che la pandemia può sfuggire rapidamente al controllo delle autorità, e che il Governo deve essere preparato a tutti gli scenari. «Al momento la situazione in Svizzera, per quanto riguarda i ricoveri e i decessi, è piuttosto tranquilla» ha spiegato, ma il tasso di mortalità potrebbe aumentare di nuovo, spingendo verso l'applicazione di nuove misure. «Lo scenario più terrificante sarebbe quello di un secondo lockdown».
Mäder ritiene tuttavia che grazie alla ricerca e alla conoscenza fornite dalle nuove scoperte sul virus la Svizzera potrà reagire meglio di quanto fatto a marzo: «Alcune misure sono allora state esagerate perché la gente non sapeva dove, o come, si svolgevano le trasmissioni. Anche gli ospedali sono oggi meglio attrezzati». Ciò consentirebbe di ottenere lo stesso effetto con delle misure meno severe di quelle che abbiamo visto durante il confinamento, «non siamo inevitabilmente diretti verso un secondo lockdown» ha concluso Mäder.
Focus sulle persone a rischio - Secondo l'epidemiologo basilese Marcel Tanner, membro della task force scientifica sul Covid-19 della Confederazione, la strategia svizzera di test e tracciamento è attualmente vincente. «Una seconda ondata sarà ufficialmente arrivata quando non sarà più possibile determinare dove avvengono le trasmissioni, e non si potrà quindi più intervenire in modo mirato. I Cantoni devono impedirlo a tutti i costi» ha detto Tanner. Se dovessero fallire, però, non si possono escludere delle nuove misure di confinamento anche in Svizzera.
Eppure, secondo Tanner, sono diverse le varianti possibili, e dovrebbero essere più blande, e più graduali, rispetto a quelle che abbiamo vissuto in primavera. Questa volta infatti la politica non sarà colta di sorpresa, e sarà possibile organizzare delle chiusure, ad esempio, limitate a un comune o a una regione, per tenere sotto controllo i focolai locali. «Non dovranno inoltre chiudere necessariamente tutti i negozi» spiega l'esperto, «si potrebbe, per esempio, concentrare le misure sulle persone considerate a rischio». Per Tanner è chiaro che non possiamo permetterci un secondo lockdown nazionale: «Sarebbe socialmente ed economicamente fatale».
La strategia di Berset - In una recente intervista con la SonntagsZeitung, il Ministro della Sanità Alain Berset non ha escluso la possibilità che durante la stagione influenzale gli assembramenti più grandi saranno nuovamente sottoposti a delle limitazioni.
Anche secondo Berset, tuttavia, un secondo lockdown deve essere evitato a tutti i costi: «Dobbiamo riuscire ad evitarlo con misure più leggere, più mirate e, se possibile regionali, oltre che con un efficace tracciamento dei contatti».
I dati odierni d'infezioni e decessi riguardanti il coronavirus, lo ricordiamo, non verranno forniti. Questo poiché l'Ufficio Federale di Sanità Pubblica (UFSP) ha dichiarato che d'ora in poi i dati sui contagi raccolti il sabato e la domenica saranno comunicati soltanto il lunedì.