Gestori di bar, ristoranti e locali vodesi hanno inscenato una protesta con tavoli vuoti e menu... particolari
Reclamano alle autorità un aiuto immediato. Altrimenti parecchi di loro falliranno: «Alcuni non arriveranno nemmeno all'inverno.
LOSANNA - Quasi 90 tavoli vuoti allestiti in Place Saint-François a Losanna: è questa la forma che i proprietari di bar, ristoranti e locali vodesi hanno scelto per lanciare il grido d'allarme del settore. «Disperati», chiedono un aiuto immediato alle autorità. «Siamo sul bordo del precipizio, alcuni di noi non arriveranno all'inverno», avverte un ristoratore.
Riuniti sotto la bandiera del movimento #quivapayerladdition (chi pagherà il conto), più di 200 ristoratori e dipendenti del settore hanno preso parte all'azione. L'evento si è svolto in piccoli gruppi, nel rispetto delle norme sanitarie, e avvolto da un silenzio quasi surreale.
Tavoli vuoti e costi fissi sul menu - I tavoli vuoti simboleggiavano la crisi e la tristezza di queste chiusure. Alcune lavagne presentavano invece il menu di novembre (sei stipendi fissi, un ausiliario e costi fissi per 35'000 franchi) oppure annunciavano che il "giro della casa" è già stato offerto nei mesi di marzo, aprile e maggio. Tavoli, posate, menu. Ma nessun cliente.
«Fateci almeno sopravvivere» - I ristoratori e gli attori della vita notturna non chiedono un sostegno finanziario per recuperare la cifra d'affari persa, ma domandano di poter almeno sopravvivere. Gli aiuti per gli affitti devono essere ribaditi o migliorati, la legge sulle esecuzioni e sui fallimenti deve essere sospesa, gli oneri sociali legati al lavoro ridotto devono essere aboliti o risarciti. Inoltre viene richiesto un risarcimento del danno subito da marzo e si auspica un incontro con il Consiglio di Stato.
«Governo provocatore e arrogante» - Il movimento #quivapayerladdition è nato spontaneamente a seguito dei provvedimenti presi dal Consiglio di Stato la scorsa settimana. Il Governo vodese ha annunciato giovedì che un bonus del 10% sarebbe stato offerto ai dipendenti del settore tramite il lavoro ridotto. Invitando i datori di lavoro, che non ne hanno diritto, a colmare il restante 10%. «Una vera provocazione, anzi arroganza, vista la fragile situazione del settore», ha scritto il movimento in un volantino.