Sono queste le due ipotesi per il pilota dell'esercito a processo per l'incidente aereo avvenuto nel 2015 a Glamondans.
La sentenza del Tribunale militare è attesa per domani.
BERNA - Pena pecuniaria sospesa o proscioglimento: sono le richieste dell'accusa e della difesa per il pilota di un F/A 18 dell'esercito svizzero precipitato nel 2015 a Glamondans, in Francia.
La sentenza del processo, celebrato davanti al Tribunale militare 2 riunito ad Aarau, è attesa domani. Al pilota militare di 43 anni viene in sostanza rimproverato di aver azionato troppo presto il seggiolino eiettabile.
L'uditore dell'esercito (il procuratore dei processi militari) ha richiesto oggi una pena pecuniaria di 60 aliquote giornaliere sospese con la condizionale per ripetuta inosservanza delle disposizioni di servizio e abuso e sperpero di materiale. Il difensore ha invece annunciato che chiederà il proscioglimento.
Il pilota del caccia F/A-18 era al comando di una squadra che comprendeva anche due Tiger F-5. Si salvò azionando il seggiolino eiettabile, riportando ferite. Militare professionista da 20 anni, il 43enne è oggi tenente colonnello di Stato maggiore e ha detto in aula di avere ancora problemi alla schiena e alle dita. Non partecipa più a missioni di esercitazione, ma è ancora abilitato a pilotare gli F/A-18.
L'incidente aereo, avvenuto durante un volo di addestramento al combattimento, risale al 14 ottobre 2015. Il caccia precipitò nella località di Glamondans, nel Giura francese, poco lontano dal confine svizzero.
I tre velivoli si trovavano nell'ultima fase dell'addestramento, quando la turbina di sinistra dell'F/A-18 andò in stallo. L'aereo virò con un movimento rotatorio a sinistra e perse rapidamente quota. Non riuscendo a stabilizzarlo, il pilota azionò il seggiolino eiettabile.
L'uditore rimprovera al pilota di non aver rispettato le disposizioni sulla quota minima per il volo a vista in quelle condizioni meteorologiche. L'imputato avrebbe inoltre violato i suoi doveri di diligenza, per aver applicato in modo errato o non avere eseguito affatto le misure prescritte in caso di stallo a un propulsore.
L'accusa ritiene che l'aereo - che volava a una quota di 1853 metri - non si trovò in una situazione "fuori controllo" e che il velivolo avrebbe potuto comunque essere pilotato, anche se in condizioni molto impegnative.
"Avevo solo un tentativo e pochi secondi di tempo. Ho fatto ciò che era umanamente possibile", ha dichiarato l'ufficiale davanti al tribunale, ricordando come in tutti i casi analoghi, i piloti degli F/A-18 si sono schiantati e sono morti.
Dopo essere finito in un banco di nebbia e aver azionato il sedile eiettabile, il pilota riuscì ad atterrare con il paracadute. Il caccia dell'esercitò svizzero si schiantò su un campo a circa 60 metri da una tenuta di campagna, prendendo fuoco. Stando all'atto d'accusa, l'ammontare complessivo dei danni è di circa 55 milioni di franchi.