Secondo Swiss Retail il commercio al dettaglio è stato punito in modo sproporzionato.
Le valutazioni interne sulle assenze per malattia confermerebbero piuttosto che l'attività dei dettaglianti non è fonte di contagio.
BERNA - La chiusura dei negozi non alimentari ordinata dal Consiglio federale per far fronte al coronavirus è «una stangata» per i dettaglianti. Ciò comporterà problemi esistenziali per molti commerci, scrive oggi Swiss Retail.
Malgrado il commercio al dettaglio si sia dimostrato capace di adattarsi, proattivo ed esemplare durante la chiusura parziale, ora viene punito in modo sproporzionato con un blocco totale, si legge in un comunicato di Swiss Retail. Le valutazioni interne sulle assenze per malattia confermano che l'attività dei dettaglianti non è fonte di contagio, aggiunge la nota.
Secondo l'associazione di categoria le cifre relative alle infezioni e ai ricoveri, che risultano stabili o in moderato calo, dovrebbero essere considerate un segno positivo, anche se attualmente è difficile valutare la situazione a causa delle mutazioni del Covid-19. Lo stato di fatto poco chiaro non avrebbe dovuto portare all'imposizione di conseguenze premature a scapito del più grande datore di lavoro della Svizzera, con 310'000 impieghi, sottolinea la federazione del commercio al dettaglio.
La nuova chiusura dei negozi che non vendono beni di uso quotidiano comporta una perdita mensile di un volume d'affari di circa 3,2 miliardi di franchi in tutta la Svizzera, aggiunge Swiss Retail. E la prospettiva di lavorare a orario ridotto è molto stressante e porta a grandi incertezze per i dipendenti.
L'ordinanza sui casi di rigore è nettamente troppo poco efficace per aiutare i commercianti al dettaglio direttamente o indirettamente interessati in caso di blocco, nota Swiss Retail, che chiede quindi alla Confederazione un contributo ai costi fissi.