Così Martin Ackermann, che ha parlato nell'ambito del consueto punto informativo sulla pandemia
L'obiettivo è comunque di vaccinare il più possibile e di tornare sotto i trecento contagi al giorno
BERNA - I contagi sono in calo in tutta la Svizzera. Oggi l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ne ha segnalati 1'884 in ventiquattro ore. E si contano anche 92 ospedalizzazioni e 57 decessi. Nel frattempo prosegue la campagna di vaccinazione contro il coronavirus, nonostante il ritardo delle forniture del preparato di Pfizer/BioNTech. Sinora in tutto il paese sono state vaccinate 197'368 persone (di cui 11'815 in Ticino).
Oggi ha avuto luogo il consueto punto informativo, in cui gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto della pandemia in Svizzera. All'odierno appuntamento hanno preso parte Patrick Mathys (capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP), Martin Ackermann (capo della task force nazionale Covid-19), Christoph Berger (presidente della Commissione federale per le vaccinazioni), Nora Kronig (vicedirettrice della Divisione affari internazionali dell’UFSP) e Rudolf Hauri (presidente dell’Associazione dei medici cantonali).
Ancora molti pazienti in cure intense - «La situazione attuale: la direzione è quella giusta, ma il ritmo può migliorare» ha esordito Patrick Mathys. Si tratta di una buona notizia, «ma non bisogna lasciarsi andare». Mathys osserva che - a livello nazionale - il 73% dei posti letto nelle cure intense è ancora occupato. «Il calo dei contagi non si è ancora fatto sentire sull'occupazione delle strutture sanitarie». Il tasso di positività è attualmente dell'11% per i test PCR e dell'8,9% per i test rapidi.
Continua a preoccupare la diffusione delle varianti: sono al momento 1'126 i casi accertati in Svizzera, di cui oltre la metà riconducibile a quella inglese. «Ma sinora in Svizzera non è stata riscontrata la presenza della variante brasiliana».
Per tornare rapidamente a un livello che permetta al contact tracing di interrompere le catene di contagio, ha detto ancora Mathys, è ancora necessario l'impegno di tutti quanti. L'obiettivo è di arrivare sotto i trecento contagi al giorno.
Anche Martin Ackermann ha parlato della situazione epidemiologica, osservando che dopo i giorni di festa non c'è stato il notevole peggioramento della situazione che si temeva: «I cittadini hanno adottato un comportamento responsabile». E ha spiegato che attualmente sono molti gli interrogativi sulla diffusione delle nuove varianti (si parla di quella britannica e quella sudafricana). Al momento preoccupa il fatto che sono più contagiose. Non è chiaro quali siano gli effetti sul decorso della malattia. Si prevede comunque che a marzo oltre il 50% dei casi sarà riconducibile al virus mutato. E si potrebbe assistere a un'inversione della tendenza, con un nuovo aumento dei casi. Ackermann ha sottolineato che al momento non è ancora possibile valutare gli effetti delle misure adottate lo scorso 18 gennaio.
La campagna di vaccinazione - Nora Kronig ha fatto il punto della situazione sulla campagna di vaccinazione, ricordando che sono quasi 200'000 le persone a cui sono stati somministrati i preparati. «Stiamo facendo il possibile per affrontare il rallentamento delle forniture». Tra qui e marzo dovrebbero comunque arrivare in Svizzera tutte le dosi previste, «ci saranno delle oscillazioni». Ora tra gli obiettivi si conta inoltre il fatto di assicurare la seconda dose del vaccino a chi ha già ricevuto la prima. Spetta comunque ai singoli cantoni decidere se trattenere delle dosi in vista della seconda somministrazione.
Si tratta quindi di gestire le previste «oscillazioni» delle forniture. Ma Ackermann ha aggiunto, da parte sua, che dal punto di vista scientifico «è importante somministrare le dosi disponibili il più rapidamente possibile. Ogni giorno che ci permettere di avvicinarci ulteriormente alla normalità è importante».
Sarà però possibile vaccinare tutti coloro che lo desiderano entro la prossima estate? Kronig ha soltanto ricordato che la Confederazione «ha acquistato 15 milioni di dosi» presso diversi produttori. «Ma non posso dire nulla su preparati che non sono ancora stati autorizzati in Svizzera».
Col vaccino non saltano le disposizioni - «Il vaccino è un elemento che fa parte dei concetti di protezione contro il coronavirus. E non permette di allentare le altre misure» ha ricordato Christoph Berger. E per quanto riguarda la decisione dei gruppi a cui dare la priorità, ha sottolineato che «chi prende un vaccino, lo toglie a un'altra persona a rischio». Ma è comunque possibile somministrarlo al personale sanitario, «valutando l'importanza sistemica o il grado di esposizione al virus della persona».
Si parla anche della somministrazione del vaccino alle donne in gravidanza: per entrambi i preparati attualmente in circolazione, l'impiego non è raccomandato. Questo perché non si hanno dati su eventuali effetti collaterali. «Ma se una donna in gravidanza rientra in una categoria a rischio, con il medico si può valutare se si possa comunque procedere con la somministrazione del vaccino».
Il presidente dell’Associazione dei medici cantonali, Rudolf Hauri, ha sottolineato che in tutti i cantoni la campagna di vaccinazione procede bene. E si sta gestendo il ritardo della fornitura di dosi.
Test di massa e mascherine FFP2 - A livello cantonale si valutano al momento misure quali testi di massa per scuole, istituzioni sociali o altre aziende che prevedono contatti con i clienti. E - lo ha detto ancora Hauri - si valuta anche la possibilità di un obbligo di mascherina FFP2 in determinate circostanze.
La mobilità «è un problema» - Nonostante i provvedimenti scattati lo scorso 18 gennaio (tra cui si conta l'obbligo di telelavoro), sono ancora molti i pendolari che quotidianamente affollano i mezzi pubblici. «La mobilità è un problema, si tratta di una situazione in cui si entra in contatto con altre persone e che rende difficile il contact tracing» ha detto Ackermann. «Non è ancora chiaro se le recenti misure siano sufficienti»
E per quanto riguarda la sicurezza sanitaria dei passeggeri (in particolare per quanto riguarda i treni FFS), Mathys ha sottolineato che non spetta alla Confederazione stabilire i piani di protezione «Vengono elaborati dalle aziende».