Sono coloro che hanno firmato la petizione online che chiede la fine dell misure imposte dalle autorità.
Secondo i promotori, a causa delle misure restrittive e delle chiusure, sono aumentati depressioni, solitudine, tasso di suicidi e violenza domestica. E pure il mondo del lavoro è al collasso.
BERNA - Gli svizzeri non ne possono più delle continue restrizioni: la petizione online "Stop lockdown" che chiede la fine delle misure imposte dalle autorità per contenere la diffusione del coronavirus, in meno di un mese, ha già raccolto oltre 200'000 firme.
La raccolta firme è stata lanciata lo scorso 16 gennaio dalla piattaforma Schwiiz Brandaktuell, che riunisce giovani dei partiti borghesi. Inizialmente promossa in tedesco e francese, la petizione è ora disponibile anche in italiano.
L'obiettivo dei promotori era di consegnare il testo una volta superate le 100'000 firme. Nel giro di un solo mese si è invece raggiunto l'equivalente del numero di sottoscrizioni necessario per due iniziative popolari.
La petizione invita le autorità a «scongiurare i danni di un continuo lockdown», si legge sul sito web. In cinque punti, la piattaforma chiede: la revoca dell'ordine di chiusura per ristoranti, bar, strutture ricreative e sportive che hanno allestito adeguati piani di protezione; la riapertura di tutti i negozi «mantenendo le imperative misure igieniche»; il congelamento delle scadenze per iniziative popolari e referendum; l'autorizzazione di eventi con piani di protezione sicuri e approvati e infine «la protezione dei gruppi a rischio, secondo le loro esigenze».
Su quest'ultimo punto, i promotori citano ad esempio l'opportunità di vaccinazione per persone ad alto rischio, così come la possibilità di effettuare regolarmente test, in particolare per i visitatori delle case di cura.
Il lockdown provoca gravi conseguenze - Secondo Schwiiz Brandaktuell, a causa delle misure restrittive e delle continue chiusure ordinate dal Consiglio federale sono in aumento depressioni, solitudine, tasso di suicidi e violenza domestica. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, «decine di migliaia di posti di lavoro e di tirocinio sono già andati persi» e molte piccole e medie aziende (PMI) rischiano il fallimento.
A ciò si aggiungono interi settori economici - ad esempio quello alberghiero e della ristorazione, ma anche arte, cultura ed eventi - che si trovano con le spalle al muro. Per i promotori della petizione, «ogni ora, a causa del lockdown, il debito dello Stato cresce di sei milioni di franchi».