I leader di partito chiedono di guardare al modello danese e creare rapidamente il passaporto vaccinale.
La Svizzera potrebbe tornare così alla normalità in poche settimane.
BERNA - La Danimarca sta facendo grandi passi avanti per uscire dall'impasse pandemica. Dal 6 maggio riapriranno ristoranti, caffè, cinema e teatri. Alla fine di maggio, quando tutti i cittadini con più di 50 anni avranno ricevuto la vaccinazione, il Paese dovrebbe tornare alla piena normalità con poche eccezioni. La base per gli allentamenti veloci è fornita da un passaporto digitale che attesta l'immunità dei vaccinati.
Solo coloro che potranno provare la vaccinazione, un'infezione superata, o ancora un test negativo, avranno accesso alle riaperture. Queste ultime, saranno supportate da un'infrastruttura ben collaudata tra test PCR e test rapidi. Attualmente vengono effettuati fino a 400.000 test al giorno su una popolazione di poco meno di sei milioni di abitanti. Si tratta di 16 volte i test che quotidianamente vengono effettuati in Svizzera, che tra l'altro conta due milioni di abitanti in più.
«Ampi margini per le riaperture» - L'infettivologo Christian Garzoni vede anche ampi margini per le riaperture grazie agli autotest. Il certificato di vaccinazione, la controparte svizzera del "Corona-passaporto" danese, è ancora agli inizi dopo il caso della violazione dei dati sul sito “mievaccinazioni.ch”. Il Consiglio federale ha annunciato che non prima dell'estate sarà possibile ottenere un certificato di vaccinazione riconosciuto a livello internazionale.
Pressioni politiche - Intanto, però, il mondo politico sta esercitando pressioni. «Il Consiglio federale offrirebbe un buon servizio se potesse procedere come la Danimarca», sottolinea Andrea Gmür-Schönenberger, presidente del Gruppo del Centro. Anche per lui il poter dimostrare di essere immuni è un fattore essenziale per un alleggerimento precoce, ma controllato. «Il Governo federale deve ottenere quanto prima un'app, in cui sia possibile la registrazione digitale delle persone guarite, testate e vaccinate».
«Possibile un rapido ritorno alla normalità» - Più a lungo si rimandano gli allentamenti, maggiore sarà il danno economico e psicosociale, afferma Gmür-Schönenberger. «Ci sono studenti che non hanno mai visto l'interno di un'università e dipendenti che lavorano da casa da mesi».
Anche Franz Grüter, vicepresidente UDC, chiede il certificato di vaccinazione: «La Danimarca dimostra che è possibile un ritorno alla normalità più rapido». Gli fa eco la presidente del PLR Petra Gössi: «Più tempo dura il processo di vaccinazione, più a lungo la popolazione sarà limitata nelle sue libertà. Le Autorità devono finalmente svegliarsi e offrire chiare prospettive». Secondo Gössi, l'opzione di un certificato di vaccinazione riconosciuto a livello internazionale è una parte importante per il ritorno alla normalità. «Il Consiglio federale deve trovare una soluzione prima dell'estate».
I politici di sinistra sono più cauti. Mattea Meyer, copresidente del PS, sottolinea di essere a favore del passaporto vaccinale, ma questi deve essere «personale, a prova di falsificazione e conforme alla protezione dei dati».