Gli esperti: «Tanti i giovani che sottovalutano il virus e che finiscono poi direttamente in terapia intensiva».
Meno test effettuati da Pasqua. Gli esperti ritengono che ci sia la possibilità che i casi siano sottostimati.
BERNA - Ha oggi luogo il consueto aggiornamento della task force scientifica sulla pandemia in Svizzera. Nelle ultime 24 ore nel nostro Paese sono stati registrati 2'141 casi di Coronavirus e 13 nuovi decessi. L'occupazione dei pazienti affetti da SARS-CoV-2 negli ospedali svizzeri si attesta al 4,7%, per la terapia intensiva questa proporzione è invece del 26,8%.
Discrepanze nel rilevamento dei casi - Patrick Mathys, primo referente, spiega che nell'ultima settimana c'è stata una certa stagnazione dei casi. In generale non si è osservato un aumento del numero dei casi dopo le vacanze pasquali, ma è essenziale rimanere cauti perché da Pasqua il numero di tamponi effettuati è diminuito. Il tasso di riproduzione del virus è dell'1,1%, al ribasso, ma pur sempre superiore all'1. A Zurigo è stata riscontrata una significativa discrepanza tra i casi di infezione rilevati e i dati sulle acque reflue della città. Non è però sicuro che i casi siano sottostimati in tutta la Svizzera, dato che questa stessa discrepanza non è stata registrata a Losanna.
Giovani sempre più nel mirino del virus - Mathys teme che sempre più giovani siano toccati dal Covid-19. Il declino delle infezioni tra gli anziani potrebbe essere legato alla crescita del tasso di vaccinazione. «È un passaggio verso la popolazione più giovane e mobile. La variante inglese potrebbe essere in parte responsabile».
Da casa propria alla terapia intensiva - «Attualmente abbiamo più giovani pazienti Covid in ospedale, non solo in proporzione, ma anche in termini assoluti». Questo fenomeno, spiega Mathys, potrebbe essere spiegato dal fatto che questa fascia della popolazione aspetta troppo a lungo prima di farsi vedere da un medico, perché sono persone che si aspettano un decorso lieve. Poi vengono portati direttamente in terapia intensiva».
Variante inglese dominante - Mathys spiega che la variante britannica è ormai quella dominante nel nostro Paese. La diffusione della variante brasiliana P1 non può essere dimostrata, il numero di casi attualmente registrati equivale a 13.
Il farmaco di Roche - La Svizzera ha appena firmato un contratto con Roche per un farmaco promettente contro il Covid-19. «La Confederazione si fa a carico dei costi, nel caso in cui non vengano coperti dall'assicurazione sanitaria».
Vaccini - Nora Kronig, vicedirettrice dell'UFSP, spiega che la scorsa settimana abbiamo superato la soglia di 2 milioni di dosi inoculate, questa settimana delle 3 milioni di dosi. Come già noto, c'è stata una consegna di vaccino Moderna più piccola del previsto, la cui seconda parte dovrebbe arrivare a breve. Moderna ci ha poi informato che ci sarà uno spostamento nelle date di consegna. Da qui a giugno riceveremo 200'000 dosi di vaccino in meno del previsto. Ci felicitiamo per la richiesta di omologazione inoltrata da Curevac a Swissmedic rispetto al loro vaccino, di cui abbiamo ordinato 5 milioni di dosi, aggiunge Kronig. Si aspettano notizie riguardo ad AstraZeneca.
AstraZeneca - «La gente continua a fare domande su AstraZeneca», afferma Bolte di Swissmedic. «Si dice che non stiamo facendo abbastanza straordinari. Alcuni dei miei colleghi hanno così tanti straordinari che potrebbero prendersi una pausa per il resto dell'anno. È curioso che la richiesta di AstraZeneca sia stata la prima che abbiamo ricevuto. Stiamo aspettando, come gli USA, ad esempio, il risultato di uno studio clinico che ci è stato promesso». "Vorremmo anche decidere in merito all'approvazione, ma al momento non è possibile", riassume Bolte. Si è poi parlato della possibilità di utilizzare il preparato di AstraZeneca in maniera più limitata e mirata: «Se dovesse essere approvato, sarebbe possibile», spiega Bolte, «potremmo decidere di utilizzarlo unicamente su determinati gruppi di persone, ad esempio per la fascia d'età over 65».
Nuova strategia di vaccinazione - La strategia di vaccinazione è stata adattata, spiega Berger, Presidente della Commissione federale per le vaccinazioni (CFV). Chi ha già avuto il Covid-19 potrà in particolare ricevere un'unica dose, sei mesi dopo la malattia.
Niente quarantena per chi è vaccinato - Per quanto riguarda la questione deööa quarantena: «Le persone completamente vaccinate sono esentate dall'obbligo di quarantena per 6 mesi a partire da 14 giorni dopo la vaccinazione. È importante che anche coloro che sono stati vaccinati possano essere testati ulteriormente».
L'evoluzione epidemiologica dipende da noi - Le conseguenze dei nuovi allentamenti dipendono da noi, riferisce Ackermann. Personalmente consiglio a tutti di trattenersi e di aspettare fino a quando non si è vaccinati».
Ritardi nella campagna di vaccinazione - Riguardo ai ritardi nelle forniture dei vaccini, Hauri, presidente dell'Associazione medici cantonali, commenta: «Le fluttuazioni nella consegna portano a una riprogrammazione costante e, in ultima analisi, a una campagna di vaccinazione lenta perché non possiamo sempre inoculare immediatamente tutto ciò che riceviamo».
Swissmedic non si prende rischi - Swissmedic è più cauta delle autorità europee in materia di autorizzazione dei vaccini? «Si può vederla in questo modo» dice Bolte, «ma guardi cos'è accaduto dopo la rapida approvazione in Europa. Forse siamo più severi, ma lascerò ad altri giudicare. Il nostro mantra è: la sicurezza prima di tutto».
Chi non rispetta le misure è responsabile delle chiusure - E riguardo alle nuove aperture: «Finché ci si attiene alle regole, le nuove aperture non mettono in discussione le misure di protezione. Lo vediamo nello sport professionistico. Se ti attieni alle regole, funziona. Ma chi non aderisce alle misure di protezione è in ultima analisi responsabile delle chiusure», conclude Hauri.
I ritardi di moderna - Interrogati dalla stampa riguardo ai ritardi di Moderna, e alla possibilità di richiedere dei risarcimenti, Kronig spiega «Le catene di produzione sono complesse, possono sempre esserci ritardi e fluttuazioni. Non sappiamo il perché di questi ritardi, ma siamo in contatto per chiarire il tutto». Si chiede anche se la situazione sia la stessa negli altri Paesi. Kronig è ermetica: «Non posso commentare su questo, mi sto concentrando sulla Svizzera. Stiamo osservando anche cosa sta succedendo in altri Paesi, ma posso parlare solo per la Svizzera». Per il secondo trimestre dell'anno riceveremo comunque 5 milioni di dosi di vaccino Moderna, afferma Kronig.
Previsioni sbagliate - Il numero di casi non è aumentato tanto quanto gli esperti avevano ipotizzato tre settimane fa, come mai? Questa la domanda di un secondo giornalista. «È vero, questo è in gran parte merito della popolazione, che ha rispettato bene le regole».
Il farmaco non approvato - Viene poi chiesto di giustificare l'acquisto del farmaco di Roche, nonostante questo non sia ancora stato approvato: «In questo caso non si tratta di vaccinare persone sane, ma di curare coloro che sono già malati. Questa strategia ci permette di utilizzarlo rapidamente non appena questo sarà approvato», spiega Bolte. Rispetto al suo utilizzo Mathys spiega poi che «l'usabilità del medicamento per la profilassi è attualmente in fase di verifica». «È da considerare come un sostituto per il nostro sistema immunitario. Certo, è utile solo se il farmaco viene usato precocemente. Se si è già gravemente malati, non ha più senso».
Entro fine giugno vaccino per tutti - Kronig afferma poi, interrogata rispetto al termine di giugno per la vaccinazione per tutte le persone che desiderano esserlo, che «questo obbiettivo resta realistico». Gli esperti dicono che «siamo sulla buona strada» e si dicono fiduciosi rispetto alle prossime forniture. «La disponibilità a farsi vaccinare ha comunque una grande influenza». La richiesta di omologazione inoltrata da Curevac a Swissmedic sarebbe poi un buon segno.
Nere previsioni - Ackermann spiega come mai i modelli di previsione sviluppati dalla task force sono così negativi, nonostante il buon trend della stagione calda dell'anno scorso: «Il fatto che i modelli abbiano questo aspetto ha a che fare con il fatto che attualmente abbiamo una diffusione di una variante che è del 50% più contagiosa».
Vaccinazioni a livello aziendale - Hauri, interrogato sulla possibilità di vaccinare nelle aziende, chiarisce infine che questo tipo di operazioni avrebbero senso solo nelle grandi aziende, e che diventeranno tema di discussione quando ci sarà disponibilità di grandi quantità di vaccino.
Alla conferenza stampa sono presenti:
Nora Kronig, Vicedirettrice dell'UFSP, Capo della divisone Affari internazionali
Patrick Mathys, Capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP
Christoph Berger, Presidente della Commissione federale per le vaccinazioni (CFV)
Claus Bolte, capo del settore Omologazione di Swissmedic
Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo, Presidente dell'Associazione dei medici cantonali
Martin Ackermann, Presidente della task force scientifica Covid-19