Molte aziende statunitensi cercano solo dipendenti vaccinati, ma in Svizzera «non è plausibile»
Le aziende elvetiche si limitano a delle «raccomandazioni», anche perché un obbligo non è permesso
ZURIGO / NEW YORK - A livello internazionale, essere vaccinati contro il Covid sta diventando un requisito sempre più richiesto, anche in ambito professionale. Negli Stati Uniti, per chi non intende vaccinarsi potrebbe presto diventare difficile persino trovare un posto di lavoro.
Lo chef stellato svizzero Daniel Humm, per esempio, sta cercando un sommelier per il suo ristorante di New York "Eleven Madison Park". Per coloro che vogliono candidarsi, però, oltre alle qualità come «un'eccezionale conoscenza del vino», è necessario anche un «certificato di vaccinazione anti-Covid».
Non è poi l'unico negli USA: anche altre aziende richiedono una prova della vaccinazione nei loro annunci di lavoro. L'azienda di lavorazione della carne JBS richiede almeno la prima dose. Per quanto concerne chi è già dipendente, inoltre, sono partiti diversi programmi di incentivi, con un aumento temporaneo del salario, dei buoni, o un bonus per chi si fa vaccinare.
Il requisito di vaccinazione potrebbe quindi diventare uno standard per i nuovi dipendenti. «Molte aziende americane insisteranno per vaccinare i propri dipendenti, specialmente quelle che hanno contatti con la gente, con il pubblico», ha confermato Eric Feldman, professore di diritto medico dell'Università della Pennsylvania.
In Svizzera? Non è permesso
Le aziende in Svizzera, invece, non vogliono arrivare a tanto. Microsoft Svizzera, interpellata dal quotidiano 20 Minuten, ha dichiarato che la vaccinazione «non è un requisito» per i propri dipendenti, e che ciò non è in discussione. Lo stesso vale anche per l'istituto Credit Suisse. Nessun obbligo pure per il personale della compagnia aerea Swiss, che dal canto suo ha però emesso una «raccomandazione urgente» di farsi vaccinare.
D'altronde, una vaccinazione obbligatoria sul posto di lavoro non sarebbe consentita in Svizzera. Se venisse imposta, i dipendenti potrebbero rifiutarsi e intraprendere un'azione legale contro un possibile licenziamento ingiustificato.
Al colloquio: «Hai fatto il vaccino?»
Anche un'eventuale domanda «sei vaccinato?» ad un colloquio di lavoro non è ammessa in Svizzera, se non nei casi dove il certificato potrebbe avere un impatto sul rapporto di lavoro, ad esempio per il personale infermieristico o per chi lavora nei trasporti e deve recarsi in altri paesi. Lo ha confermato Nicolas Facincani, avvocato specializzato in diritto del lavoro.
Secondo Thomas Geiser, professore di diritto del lavoro all'Università di San Gallo, è comunque improbabile che i datori di lavoro facciano domande sulla vaccinazione, anche poiché i dipendenti devono comunque rispettare le misure generali di protezione previste dall'azienda, come mascherine o distanze. Ma è anche possibile mentire. «Se il datore di lavoro venisse a sapere la verità, non c'è niente che potrebbe fare, perché si tratta di una domanda inammissibile», ha detto Geiser.
«La questione della vaccinazione è, a parte le poche eccezioni, chiaramente inammissibile e non è affare del datore di lavoro» ha poi ribadito un portavoce del sindacato Unia. Il datore di lavoro «deve garantire che i dipendenti siano protetti» sul posto di lavoro, cosa che può fare anche con le misure di protezione esistenti, senza vaccinazione.