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SVIZZERAI complotti del 5G hanno perso il loro impatto

05.08.21 - 06:00
Il 5G è un argomento sempre caldo, ma il popolo non sembra pronto a separarsi dalla tecnologia di cui fa uso ogni giorno
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Nella foto in alto: Pascal Wagner-Egger, professore in psicologia dell’università di Friborgo
Nella foto in alto: Pascal Wagner-Egger, professore in psicologia dell’università di Friborgo
I complotti del 5G hanno perso il loro impatto
Il 5G è un argomento sempre caldo, ma il popolo non sembra pronto a separarsi dalla tecnologia di cui fa uso ogni giorno

FRIBORGO - L’iniziativa popolare “Per una telefonia mobile compatibile con la salute e a basso consumo” non è riuscita a raccogliere le 100’000 firme. Pascal Wagner-Egger, professore in psicologia dell’università di Friborgo ed esperto di teorie del complotto, analizza la situazione che è venuta a crearsi.

Come spiega questo fallimento?
«Le onde elettromagnetiche sono molto diffuse nella sfera complottista e possono spaventare. Ciononostante, molte persone non sono pronte a rinunciare alla connessione e ai loro smartphone, sono contrarie a causa di un sentimento antisistemico, senza però agire concretamente, come dimostrano le poche firme dell’iniziativa».

Come mai questo comportamento “bivalente”?
«Per loro stessa natura queste onde sono da sempre un soggetto polemico, è però una teoria complottista con poche speranze di diffondersi e convincere. È molto più semplice boicottare Big Pharma evitando di vaccinarsi e prendendo medicamenti solo in casi estremi, piuttosto che rinunciare al wi-fi, al proprio telefonino e a internet. Basti pensare che è proprio su internet che questi complotti si diffondono, utilizzando quindi la stessa tecnologia che si critica e di cui si ha paura».

Perché proprio il 5G? Cosa lo rende così spaventoso?
«Innanzitutto, le nuove tecnologie fanno sempre paura, la maggior parte delle volte a torto. Inoltre, parliamo di onde che sono invisibili e ovunque intorno a noi, ne siamo letteralmente circondati, si prestano dunque molto bene ai discorsi anti-scienza e allarmisti».

Ritiene quindi che gli iniziativisti siano tutti dei complottisti?
«No, è anche presente il discorso ecologista, dato che la conservazione e il trasferimento dei dati sono molto energivori. D’altra parte, come detto, le teorie del complotto integrano molto bene questa tecnologia, fino ad arrivare a temere una sorta di controllo mentale, timori antecedenti l’arrivo del 5G».

Come mai sempre più persone aderiscono a queste teorie?
«L’innovazione tecnologica è sempre più rapida e la società non ha il tempo di assimilare tutto quello che la scienza ci propone. La recente emergenza pandemica ha dimostrato che senza il distacco necessario, l’irrazionalità prende il sopravvento».

Quindi il fallimento dell’iniziativa è dovuto a una presa di tempo ragionevole da parte delle autorità?
«Esatto, possiamo dire che la Confederazione ha preso il suo tempo. Inoltre a livello cantonale, penso a Vaud e Ginevra, ci sono state delle moratorie atte a rassicurare la popolazione. Contrariamente, abbiamo visto che l’adozione della legge Covid ha causato forti resistenze che sono sfociate in un referendum. In questo caso, la situazione di emergenza ha richiesto di agire rapidamente senza lasciare il tempo alla società di seguire».

Come bisogna agire per contrastare l’antiscientismo?
«Bisogna evitare i conflitti d'interesse a ogni costo, quindi non sono le aziende private che devono incaricarsi di sensibilizzare la popolazione. Il settore pubblico deve intervenire, eventualmente con delle moratorie, al fine di condurre studi indipendenti. Comunque, queste devono essere limitate nel tempo per evitare che la precauzione sfoci in un immobilismo, in effetti nessuna moratoria può provare che qualcosa sia sicuro al 100%».

Il sonno della ragione tra favorevoli e contrari
Se da una parte i timori verso il 5G sono comprensibili, bisogna fare attenzione alle fonti con le quali ci si informa. Tralasciando le teorie più estreme che arrivano ad attribuire a Bill Gates la volontà di lobotomizzare la popolazione mondiale, è giusto domandarci se una tecnologia possa essere pericolosa o meno. Su questo aspetto, è facile incappare in dichiarazioni secondo le quali la scienza non ha provato l’assenza di un impatto sulla nostra salute. Questo argomento ingannevole è conosciuto come “appello all’ignoranza”. Il problema è che per definizione la scienza non può provare l’inesistenza di qualcosa, dunque non si avrà mai la certezza assoluta. Inoltre, i contrari fanno sistematicamente riferimento a delle testimonianze. Ancora una volta un argomento non valido, in questo caso, per quanto indiziario, non costituisce una prova scientifica. Al contrario, la letteratura scientifica dimostra che tali effetti dannosi non sono stati rilevati.

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