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NEUCHÂTEL

Timbrare per andare al wc, l'azienda “regala” 1 minuto e 12 secondi in più alle dipendenti donne

Torna a far discutere il caso di una ditta neocastellana finita in tribunale a causa del suo regolamento sulle “pause pipì”.
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Fonte Arcinfo
Timbrare per andare al wc, l'azienda “regala” 1 minuto e 12 secondi in più alle dipendenti donne
Torna a far discutere il caso di una ditta neocastellana finita in tribunale a causa del suo regolamento sulle “pause pipì”.

BOUDRY (NE) - Timbrare il cartellino quando si va alla toilette, ha fatto molto parlare di sé la querelle legale che ha visto protagonista un'azienda neocastellana produttrice di orologi che è finita davanti al giudice in seguito a una denuncia da parte dell'Ufficio dell'ispettorato del lavoro.

Gli ispettori cantonali avevano scoperto la (piuttosto insolita) pratica, durante uno scrutinio avvenuto nel 2021 in piena pandemia. In pratica, ogni “pausa pipì” contava effettivamente come pausa vera e propria.

Il Tribunale cantonale di Neuchâtel, pronunciatosi lo scorso luglio sul ricorso da parte dell'azienda, aveva però finito per dar ragione a quest'ultima e il motivo è proprio legato alla definizione, piuttosto generica, di “pausa” per quanto riguarda la legge.

La Corte aveva però ribadito una questione che andava risolta, in quanto l'obbligo vigente nella ditta «discrimina le donne, considerate le necessità specifiche legate al ciclo». Da cui la richiesta di adeguare il regolamento tenendone conto.

L'azienda ha confermato questo mercoledì di aver provveduto a colmare questa lacuna. Alle impiegate, riporta Arcinfo, vengono concessi 30 minuti in più al mese, ovvero circa 1 minuto e 12 secondi al giorno per un tempo pieno, per la loro pausa-water.

«Siamo soddisfatti della soluzione pragmatica proposta dal Comitato del personale», conferma l'orologiera, «una miglioria attuata nel rispetto e per il benessere di collaboratrici e dipendenti».

Se l'Ufficio del lavoro reputa «adeguata rispetto alle richieste del Tribunale» la novità, il sindacato Unia non si sbilancia: «È positivo che l'azienda si sia attivata per affrontare una situazione discriminatoria, prima di ritenerci - o meno - soddisfatti sarà però necessario valutarne l'efficiacia», commenta la sindacalista Solen Ochsner.

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