Il rapper ticinese Dose ha presentato il singolo "Bom Bom Chanel" a una platea di addetti ai lavori
QUARTINO - Essere a Sanremo, nella settimana del Festival, è una di quelle esperienze che restano impresse in modo indelebile nella memoria di un artista. Questo vale perfettamente per Dose, che ha avuto l'occasione di prendere parte a Casa Sanremo Underground, una delle rassegne collaterali della kermesse, ospitata presso il Palafiori. Il ritorno in Ticino del rapper di Quartino (all'anagrafe Devid Nicolò) ci ha permesso di fare quattro chiacchiere sul soggiorno ligure e sul brano presentato a Sanremo, "Bom Bom Chanel", che è stato pubblicato su tutte le piattaforme venerdì 21 febbraio.
Parlami un po' di questo vortice di emozioni che è il Festival...
«Hai detto proprio bene, è un vortice, una giungla di emozioni! È stato molto forte e bello, è un carnevale della musica. Vedi tantissimi artisti di un'infinità di generi, dai Vip agli emergenti. In mezzo ci sono influencer, comici... È stupendo!».
Il format al quale hai preso parte dava l'opportunità di mettersi alla prova davanti a professionisti della scena italiana.
«Quando mi sono esibito io c'era la vocal coach di Blanco, ad esempio. Al suo fianco era seduto un paroliere che ha scritto per Annalisa, Elodie e diversi altri big. Tutti noi sapevamo che essere lì presupponeva l'aver superato una prima selezione e che le persone davanti a noi erano veramente interessate alla nostra musica».
Come funzionava? Vi veniva dato subito un parere sul brano?
«No, e questo in effetti ti lascia un po' in sospeso. Magari arriva una e-mail, oppure no. Ti chiedi: "Sarò piaciuto?". Alla fine è un po' come andare a pesca: ho lanciato l'amo, vediamo se qualcuno abbocca».
C'è un ricordo particolare di questa esperienza che ti porterai sempre dentro?
«Il fatto che molti sono stati colpiti dal modo in cui tengo il microfono».
In che senso?
«Facendo le prove a casa, mi sono accorto che in certi passaggi lo spostavo tantissimo dalla bocca. Per evitare di fare lo stesso errore al Palafiori ho escogitato un accorgimento: appoggiavo l'indice della mano che lo reggeva sulla narice destra. Era un modo per mantenere la distanza corretta, invece è stato interpretato come un modo per alludere all'uso di una certa droga...».
Tu come hai reagito?
«È stato divertente e inaspettato (ride, ndr). Mi è capitato di essere fermato per strada da altri artisti che avevano visto l'esibizione. Alcuni hanno voluto farsi una foto con me mentre facevo il gesto».
La canzone che hai proposto è la stesso che, qualche giorno fa, hai pubblicato.
«Grazie a Sanremo ne abbiamo anticipato l'uscita. Era il brano giusto da presentare, quello che rispecchia maggiormente il mio personaggio - che prova sempre a fare di più di quello che si dovrebbe».
Raccontami come è nato.
«Con Doob, il producer che ha già lavorato in passato con me, abbiamo cercato di fare qualcosa che tendesse verso l'estate e che avesse sia un ritornello che rimane in testa che un testo "scomodo". Così è nata quest'idea di parlare delle relazioni tossiche, sia nell'amicizia che in amore, ma anche di una vita sfrenata fatta di eccessi, di jet privati, stupefacenti e mega-feste».
Avete trattato un argomento che alcuni vostri colleghi affrontano, ma ribaltando il punto di vista: non l'obiettivo della vita, ma un finto piacere.
«Penso che, in qualsiasi ambito, il troppo stroppia. E per far passare questo messaggio è stata fondamentale la cantilena che ripete "bom bom": così la canzone ti entra in testa e non la dimentichi (ride, ndr)».
Hai in cantiere altri singoli?
«Il prossimo vedrà probabilmente la collaborazione con un artista italiano emergente, che canterà nel suo dialetto. Quale? Beh, per il momento è ancora un segreto...».