Era il 27 settembre di 20 anni fa. Un forsennato armato di un fucile d'assalto uccise 14 politici cantonali
Il Consiglio degli Stati ha ricordato la tragedia recitando i nomi delle vittime
BERNA - Ieri, come oggi, l'odio e la violenza sono veleno per le istituzioni democratiche. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio degli Stati, Alex Kuprecht (UDC/SZ), ricordando i vent'anni trascorsi dai tragici fatti di Zugo, quando un uomo armato di mitragliatore fece irruzione nel parlamento cantonale uccidendo 14 persone.
Nell'esprimere, in apertura dei lavori parlamentari, il proprio cordoglio per le vittime e i famigliari, Kuprecht ha rammentato quanto le istituzioni democratiche siano vulnerabili di fronte a atti del genere e, in particolare, di fronte alla strage di Zugo che ha sconvolto la Svizzera. Prima di chiedere al plenum di alzarsi per un minuto di silenzio, Kuprecht ha letto ad alta voce i nomi delle vittime.
Poco dopo, anche il presidente del Consiglio nazionale Andreas Aebi (UDC/BE) ha fatto altrettanto alla Camera del popolo.
La mattina del 27 settembre 2001, poco dopo le 10.30, un forsennato in rotta con le autorità locali, Friedrich Leibacher, fece irruzione nella sala del Gran consiglio riunito per la sessione ordinaria di fine mese. Sparò 90 colpi che uccisero undici deputati e tre membri del governo cantonale; e poi si ammazzò. Dei quindici feriti, diversi rimasero a lungo in sospeso tra la vita e la morte.
Tra i sopravvissuti di quella tragedia figura l'attuale consigliere nazionale, e presidente del Centro, Gerhard Pfister. Questi, in diverse interviste pubblicate per la ricorrenza, ha rammentato di non aver ancora del tutto superato il trauma subito all'epoca, che l'ha profondamente segnato.
Per il 20esimo anniversario, questa sera si terrà nel capoluogo una cerimonia ecumenica per commemorare le vittime. Alla cerimonia sarà presente anche il presidente della Confederazione Guy Parmelin.