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SVIZZERAIl 90,7% dei medici svizzeri è vaccinato contro il coronavirus, il 3,3% non lo è

31.10.21 - 10:45
L'indagine di Gfs.bern dà conto anche dello stress che ha gravato sulla comunità medica nell'ultimo anno
ARCHIVIO KEYSTONE
È vaccinato il 90,7% dei medici svizzeri.
È vaccinato il 90,7% dei medici svizzeri.
Il 90,7% dei medici svizzeri è vaccinato contro il coronavirus, il 3,3% non lo è
L'indagine di Gfs.bern dà conto anche dello stress che ha gravato sulla comunità medica nell'ultimo anno

ZURIGO - La percentuale di medici svizzeri vaccinati contro il coronavirus raggiunge il 90,7%. È il risultato di un sondaggio rappresentativo della categoria realizzato da Gfs.bern e citato dalla Nzz am Sonntag.

C'è poi un buon 4% che vuole essere vaccinato entro la fine del 2021. Infine il 3,3%, che non vuole sottoporsi alla somministrazione. Con motivazioni che variano: ci sono gli scettici ma anche coloro che non pensano sia necessario, avendo già contratto il virus e avendo gli anticorpi, dopo la guarigione dal Covid-19.

La rilevazione mostra che i professionisti ospedalieri hanno un tasso d'immunizzazione leggermente più alto rispetto a quello dei medici di famiglia. «Siamo felici di avere ora cifre chiare su questo, poiché la questione del tasso di vaccinazione tra i medici era sempre sul tavolo», dichiara Charlotte Schweizer, portavoce dell'associazione medica FMH, che ha commissionato lo studio all'istituto di ricerche di mercato.

Si scopre quindi che i medici si piazzano sopra la media per quanto riguarda le infezioni: il dato del 15% è quasi il doppio rispetto a quello della popolazione generale (8%). «I medici sono esposti a un rischio maggiore d'infezione ma possono anche essere testati più spesso» spiega Schweizer al domenicale.

Questa decima rilevazione dà conto inoltre del grave peso che la pandemia ha avuto sulla categoria: l'equilibrio tra lavoro e vita privata e lo stato mentale della comunità medica hanno risentito degli effetti dell'emergenza sanitaria. Sono in aumento stress, insoddisfazione e carico di lavoro. «Questo potrebbe anche avere qualcosa a che fare con la pandemia, ma non è stato dimostrato causalmente», afferma con prudenza Cloé Jans di GfS.bern.

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