Un'indagine indipendente condotta su oltre 600 case anziani mostra risultati «scioccanti» per i ricercatori
Un ospite su due riceve oltre 9 farmaci a settimana. Qualcuno anche una ventina. Gli infermieri: «Calmare le persone richiede troppo tempo»
BERNA - Anziani attivi e vivaci che diventano progressivamente stanchi, silenziosi, incerti persino nel fare pochi passi. Assistenti e medici che distribuiscono pillole «come fossero caramelle» e poi se ne pentono. Nelle case anziani svizzere l'uso degli psicofarmaci è aumentato in modo deciso negli ultimi anni, secondo uno studio di Helsana. Un'indagine indipendente condotta su oltre 600 strutture conferma il trend.
La protagonista principale del fenomeno si chiama quetiapina, un neurolettico concepito per disturbi psicotici come la schizofrenia. Ma il farmaco sarebbe molto utilizzato anche per "sedare" gli anziani non malati. Uno studio condotto tra il 2019 e il 2020 dall'Ufficio indipendente per i reclami degli anziani, anticipato oggi dal Tages Anzeiger, ha analizzato le cure somministrate agli over 65 in 619 residenze in Svizzera.
Dall'indagine è emerso che la quetapina veniva assunta da circa il 37 per cento degli ospiti non schizofrenici. Il 46 per cento degli anziani riceveva nove o più farmaci diversi a settimana. Per intendesi, gli esperti parlano di polifarmacia (assunzione eccessiva) a partire da cinque farmaci a settimana.
«Anche noi siamo rimasti scioccati dalle cifre» ha commentato al quotidiano Max Giger, uno degli autori dello studio. «Gli effetti collaterali dei neurolettici vengono decisamente sottovalutati. Tra questi ci sono ictus cerebrali, incontinenza, vertigini e cadute, e quindi un aumento della mortalità».
La quetiapina sta diventando sempre più popolare in Svizzera. Secondo un rapporto di Helsana sulle droghe, gli acquisti sono aumentati di quasi il 30 per cento in quattro anni. I costi ammontavano a quasi 50 milioni di franchi nel 2020. La ragione secondo Giger sta nel fatto che i neurolettici «permettono di calmare senza molto sforzo gli anziani che sono confusi, irrequieti o aggressivi a causa della demenza senile».
Le case di cura non avrebbero abbastanza personale per gestire queste problematiche con i metodi tradizionali, ossia con l'assistenza sociale e infermieristica. «Dare un farmaco è meno dispendioso in termini di costi e di tempo, rispetto a intrattenere gli anziani o fare una passeggiata con loro» ha spiegato l'esperto. Il quotidiano zurighese ha raccolto diverse testimonianze di infermieri e operatori delle case anziani, i quali confermano in sostanza questa spiegazione.
«Le casse malati pagano le medicine e non le cure umane» ha dichiarato un'operatrice sotto anonimato che si «vergogna» del proprio lavoro. «Non abbiamo tempo di stare con una persona più di 20 minuti per calmarla». Un altro operatore ha detto di avere somministrato neurolettici ad anziani «ben sapendo che non ne avevano bisogno» e questo per mancanza di tempo. Un'altra operatrice ha dichiarato di avere assistito pazienti con più di 20 farmaci prescritti.
In Ticino non esistono dati specifici sul fenomeno. Tuttavia per l'Associazione delle case anziani (Adicasi) e l'Ordine dei medici (Omct) un'indagine sulla prescrizione dei farmaci «sarebbe sicuramente interessante». Il responsabile area medica dell'Adicasi Franco Tanzi sottolinea che «i neurolettici vanno utilizzati in modo contenuto e occasionale» a fronte di comportamenti problematici degli anziani. L'associazione raccomanda alle strutture di «monitorare costantemente le terapie farmaceutiche». Gli eccessi «devono essere evitati» ricorrendo piuttosto a terapie alternative. «Dedicare agli anziani il giusto tempo e proporre loro attività distraenti è sempre preferibile, e presuppone una conformità del personale rispetto alle necessità e al numero dei pazienti» conclude Tanzi. «Su questi aspetti vengono condotti controlli regolari da parte dell'ufficio del medico cantonale».