Il regime iraniano si serve di agenti sparsi in tutto il mondo per denunciare gli oppositori, anche nel nostro Paese.
TEHERAN / BERNA - La campionessa iraniana di arrampicata Elnaz Rekabi è sparita dopo aver gareggiato, durante i Campionati asiatici a Seul. La sua colpa: non indossava l'hijab, il velo islamico.
Secondo il quotidiano "IranWire" è stato il capo dell'associazione sportiva iraniana a portare la ragazza 33enne all'ambasciata di Seul, dove verrà poi rimpatriata in Iran. Il regime si serve sempre più speso di "agenti" attivi all'estero per denunciare e rilevare attivista non conformi alle politiche iraniane. Un modus operandi dei servizi di Intelligence che, secondo gli esperti, viene applicato anche nel Paese.
Occhi e orecchie ovunque - I dissidenti del regime che si trovano all’esterno e che si esprimono in modo critico devono stare molto attenti: chiunque potrebbe denunciarli. L’esperto iraniano dell’Asia-Orient Institute dell’Università di Zurigo, Hamid Hosravi, conferma l’estensione del braccio del regime oltre ai confini nazionali. Turchia, Qatar e Oman, secondo l’esperto, pullulano di agenti iraniani. «La Svizzera non è estranea a questo pericolo. Sono sicuro che anche nel nostro Paese operino molte spie iraniane».
Lo specchietto per le allodole - Hosravi spiega che in particolar modo il regime si serve delle donne, che si fingono membri dell’opposizione, per adescare i dissidenti all’esterno e consegnarli al regime. «Teheran si serve della classica “honeytrap” (espressione inglese che può essere tradotto come “specchietto per le allodole”). È una pratica investigativa che utilizza relazioni romantiche o sessuali per fini interpersonali, politici o finanziari». Queste persone lavorano a stretto contatto con le ambasciate iraniane sparse per l’Europa.
Agenti sempre più attivi - Un membro dell’associazione Free Iran Svizzera, contattato da 20Minuten, è convinto che in Svizzera siano attivi molti agenti iraniani. «Gli iraniani che dipendono dal regime e si trovano in Svizzera farebbero qualunque cosa Teheran ordinasse», sostiene.
Durante le ultime settimane la pressione sul regime è aumentata esponenzialmente e Teheran ha reagito incrementando le sue attività di spionaggio all’estero. «Per ridurre la minaccia contro il regime, gli agenti dell’Intelligence iraniana stanno diventando sempre più attivi», ha proseguito l’interlocutore, che ha voluto rimanere anonimo per le possibili conseguenze.
I servizi segreti svizzeri - Il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) non ha voluto precisare se e quanti agenti iraniani sono presenti nel Paese. L'unica risposta è stata che alcuni governi si affidano ai loro servizi di intelligence, in patria e all'estero, per proteggere i propri interessi e mantenere la propria influenza.
Questi regimi si servono quindi dei loro strumenti di spionaggio anche contro i loro compatrioti in Europa. I dissidenti, i membri dell'opposizione e le minoranze etniche o religiose sono particolarmente presi di mira se sono visti come una minaccia dal regime nel loro paese di origine. «Infine, la SIC rileva regolarmente anche che gli agenti con domande di asilo vengono introdotti clandestinamente o che vengono reclutati richiedenti d'asilo», ha concluso la SIC.