Il CEO dell'agenzia viaggi Globetrotter ritiene che la crescita del turismo può essere sostenibile solo se si diminuiranno le emissioni.
BERNA - Una tassa sul CO2 per i biglietti aerei è ormai necessaria: ad affermarlo è André Lüthi, presidente della direzione di Globetrotter, una delle più grandi agenzie di viaggio in Svizzera.
Alla luce degli sviluppi in atto nel turismo - a titolo d'esempio la Thailandia punta a 80 milioni di turisti nel 2027, un numero doppio rispetto al 2019 pre-pandemico - il manager auspica un ripensamento. «In effetti alcuni attori non hanno tratto alcuna lezione dalla crisi del coronavirus», si rammarica in un'intervista pubblicata oggi dal Blick.
Qualcosa sta però cambiando sul fronte della clientela. «C'è una nuova consapevolezza: l'impatto sociale dei viaggi e il cambiamento climatico sono al centro dell'attenzione di un numero sempre maggiore di viaggiatori. Durante la pandemia, le persone hanno pensato al comportamento da tenere riguardo ai viaggi».
Secondo Lüthi la crescita del turismo può essere sostenuta solo se nel contempo le emissioni diminuiranno. «Negli ultimi anni i fabbricanti di aerei e molte altre industrie hanno compiuto enormi progressi in questo senso. Ma una mobilità più pulita richiede ancora più sviluppo, più ricerca, nuove tecnologie. Questo costa denaro. Chi pagherà per tutto ciò?»
Per il Ceo di Globetrotter la risposta è chiara. «Dobbiamo adesso introdurre una tassa sul CO2 per i voli. Questi fondi dovrebbero essere utilizzati interamente per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di mobilità ancora più ecologiche». La legge sul CO2 - affossata del popolo il 13 giugno 2021 - è stata respinta «perché il denaro non sarebbe stato investito interamente nella protezione del clima: altrimenti a mio avviso la normativa sarebbe stata approvata».
Ma i viaggiatori più attenti all'ambiente - argomenta l'intervistatore del Blick - possono compensare volontariamente le emissioni di CO2 attraverso gli strumenti esistenti: perché allora chiedere una nuova tassa? «Sono necessarie misure più severe rispetto alla compensazione volontaria», risponde Lüthi, che è anche membro del comitato direttivo della Federazione Svizzera di Viaggi (FSV), l'organismo che rappresenta il ramo.
«Per prima cosa, la compensazione viene usata troppo poco; inoltre, non sono un fan di questo "commercio di indulgenze": non cambia il comportamento del consumatore, elimina solo il rimorso contribuendo a un miglioramento in qualche parte del mondo. A nessuno interessa cosa si stia facendo esattamente. Molti progetti di compensazione sono nel frattempo già stati sospesi».
Tuttavia la compensazione sensibilizza al problema. «E a proposito di balzelli: tutti pagano senza problemi una tassa aeroportuale, una tassa sulla sicurezza, una sovrattassa sul carburante: perché non si accetta un contributo per il clima?», si chiede il dirigente.
Perché quindi Globetrotter non mostra il buon esempio, agendo in autonomia? «No, non può essere uno sforzo solitario. La cosa migliore sarebbe l'introduzione globale di una tassa. Sarà difficile. Forse possiamo dare un piccolo contributo promuovendo meno viaggi brevi in città con voli economici e solo uno o due viaggi lunghi all'anno».
Ma se i viaggi diventano più costosi - osserva il giornalista del Blick - molti non potranno più permettersi le vacanze. «Non la vedo così. Una volta viaggiare costava di più. Dovevi risparmiare ed eri felice in vista della partenza. E non andavi a Maiorca per due giorni con la tua paghetta. In generale, dobbiamo ripensare il nostro comportamento da consumatori, non solo quando si tratta di viaggiare», conclude il dirigente che, stando al quotidiano, ha alle sue spalle 45 viaggi in Himalaya, Alaska nonché su varie cime di Russia e Sudamerica.