Capita a tutti di volersi liberare di un peso. Ma si rischia di condividere una zavorra emotiva con chi non è interessato a riceverla
ZURIGO - «Racconto agli estranei ogni dettaglio traumatico che mi sia mai successo e, poi, me ne pento immediatamente», ammette Sahar Dahi, tiktoker con 4,1 milioni di follower. Lo chiama "trauma dumping" e non è la sola a parlarne pubblicamente.
Sui social vanno moltiplicandosi le persone che puntano il dito contro una precisa modalità di comportamento. Per la precisione si può parlare di "trauma dumping" quando si condividono le proprie esperienze traumatiche con altri, senza che siano richieste e senza filtrarle in alcun modo. E soprattutto senza tener conto se l'ascoltatore sia disposto ad assorbire quel carico emotivo.
Sono diversi gli influencer che ammettono di sentirsi infastiditi o disturbati dal "trauma dumping", altri riferiscono di provare imbarazzo quando si accorgono di aver raccontato dettagli troppo intimi.
«Chi si imbatte in questi sfoghi viene colto di sorpresa e ha poche possibilità di svincolarsi, soprattutto perché spesso ciò accade in momenti o situazioni inopportune, come davanti alla macchinetta del caffè in ufficio», spiega la psicologa e traumatologa zurighese Caroline Maroni. Tuttavia, "trauma dumping" non è un termine medico.
«Lo conosciamo più comunemente come "parlare a cuore aperto"», precisa lo psicologo Bruno Sternath. «Ma se avviene senza filtri può diventare un problema». Sia per la persona che cerca di liberarsi del trauma, sia per la persona che ascolta. «Quando condividi il tuo dolore con il pubblico, diventi più vulnerabile. La gente non è sempre in grado di affrontare il tuo peso e, anzi, c'è il rischio che possa abusare della tua vulnerabilità», prosegue Sternath.
Anche i consigli non sono sempre utili. Ad esempio, quando il problema viene minimizzato con frasi tipo: «Andrà tutto bene». Parlarne non è sufficiente per elaborare con successo esperienze traumatiche. «Qui l'aiuto terapeutico è spesso utile», sostiene l'esperto.
Differenza tra l'aprirsi e il "trauma dumping"
Fondamentalmente, condividere esperienze stressanti con amici o familiari ha senso. «Se lo facciamo con persone a noi vicine e riceviamo compassione e comprensione, possiamo trarne sollievo», sostiene Maroni. Tuttavia, è importante che l'ascoltatore sia d'accordo ad ascoltare quel tipo di conversazione e non la trovi piuttosto fastidiosa o invadente.
Questo è ciò che puoi fare quando sperimenti il "trauma dumping"
La psicoterapeuta spiega anche come affrontare l'imbarazzo quando ci si trova a subire il "trauma dumping". «Un approccio corretto potrebbe essere quello di mostrare da una parte comprensione, ma allo stesso tempo stabilire i propri limiti. Ad esempio dicendo: "Oh, è terribile quello che hai vissuto. Non so nemmeno come reagire e come aiutarti"».
Secondo Maroni, rendersi conto da soli che si sta appesantendo l'altro non è così facile. Perché lo sfogo è un comportamento abbastanza normale in seguito a un forte stress. Caroline Maroni consiglia quindi di chiedere alle persone colpite se desiderino ricevere aiuto da uno specialista, figura sicuramente più strutturata per affrontare questo tipo di situazioni.