Sciroppo per la tosse, antinfiammatori e tranquillanti. Spesso assunti assieme con effetti letali. E anche i social ci mettono lo zampino.
ZURIGO - Un mix di farmaci per un triste trip che si concluderà con la morte di un ragazzo e una ragazza appena 15enni.
La tragedia di Zollikerberg, frazione della città zurighese di Zollikon, nel 2020 aveva fatto molto discutere in tutta la Svizzera e aveva portato alla luce del sole una piaga strisciante, ovvero l'abuso di tranquillanti (e non solo) da parte di giovani e giovanissimi, in cerca di sballo o anche solo di oblio.
Stando a quanto riferisce la NZZ, quel caso non è stato il primo e - purtroppo - nemmeno l'ultimo. Secondo un censimento dei media citato dalla testata sono almeno 35 giovani, di età compresa fra i 12 e i 16 anni che negli ultimi 4 anni hanno perso la vita per overdose causata da cocktail di medicamenti.
Fra le sostanze più popolari c'è lo sciroppo per la tosse (codeina), antidolorifici e benzodiazepine (su tutti lo Xanax). Questi vengono solitamente acquistati da coetanei che riescono a mettere le mani su di una ricetta.
Un'amicizia tossica
Stando agli atti giudiziari, citati dal quotidiano zurighese, il dramma di Zollikerberg ha radici in un'amicizia discutibile fra i due 15enni e un 18enne che era solito procurare loro le droghe. Un rapporto coltivato lontano dalle famiglie, ignare delle loro cattive frequentazioni. In quella serata estiva, dopo il primo lockdown da Covid, il 15enne e l'amico maggiorenne si recano alla Stazione Centrale di Zurigo verosimilmente in cerca di uno spacciatore, e di farmaci. In seguito a una retata improvvisa della polizia, i due riusciranno così a mettere le mani su di una confezione di Xanax e una di Morfina in pastiglie, abbandonata sul posto dal pusher in fuga. Dopo averla presa, ne assumeranno subito una manciata, e continuano la loro serata.
Il fenomeno di quella che viene chiamata “poliassunzione” è largamente inesplorato in Svizzera, e i dati a riguardo scarseggiano. Stando alla maggiore esperta dell'argomento, Corina Salis Gross dell'Istituto Svizzero di ricerca per le dipendenze dell'Università di Zurigo, è probabilmente «molto più diffuso di quanto ipotizzato».
A preoccupare, oltre alla facilità alla dipendenza di questo tipo di sostanze e modalità di consumo, è il rischio legato alla loro assunzione congiunta: «un cocktail di questo tipo è facilmente molto più pericoloso e letale», conferma la ricercatrice che ha intervistato via web circa 100 giovani. Una sorta di sondaggio, più che uno studio, che può comunque tastare il polso della situazione.
Quelle pillole dimenticate
I due ragazzi arrivano già «fatti persi» all'incontro con la 15enne e un'amica e decidono di andare tutti a casa del 18enne. Lì le giovani prendono alcune pastiglie di Mdma - ne prende anche il 15enne - poi la serata svanisce nella nebbia. Sarà solo il giorno dopo che il proprietario di casa si accorgerà che la 15enne aveva consumato - non si sa se consapevolmente o meno - alcune pillole di farmaco abbandonate dentro una lattina di birra. In quel momento capirà che qualcosa è andato storto e avvertirà i soccorsi, ma ormai sarà troppo tardi. Il rapporto del medico legale parlerà «di decesso da paralisi del sistema respiratorio centrale causato dall'assunzione congiunta di morfina e Xanax».
Quella del consumo congiunto di due o più sostanze sembrerebbe essere quasi la norma: lo ha già fatto il 50% degli intervistati. Si parla di alcol e droghe, ma anche di medicamenti: molti partecipanti hanno menzionato un mix di sedativi, forti antidolorifici e medicine per la tosse.
Secondo Salis Gross, c'è un'altra combinazione letale: da una parte è scesa l'inibizione e si consuma per divertirsi (pratica diffusa è il "warm-up" in cui, prima di uscire, si mettono sul tavolo tutte le pastiglie e le si assume a casaccio), dall'altra c'è anche l'influenza nefasta del web. «Scoprono lo sballo attraverso YouTube e Instagram, poi subentra la pressione sociale, soprattutto fra le ragazze che si sentono in dovere di essere sempre brillanti e di buon umore», spiega.
La chiave per affrontare questa minaccia, secondo Salis Gross la chiave di volta è quella della sensibilizzazione da parte non solo della scuola, ma anche delle famiglie.