Al vaglio dei vescovi le misure per colmare le lacune emerse nella gestione dei casi.
ZURIGO - Sono cambiati i tempi quando la Chiesa - anche alle nostre latitudini purtroppo - di fronte a casi di abusi sessuali in ambito religioso diceva che i panni sporchi si lavano in famiglia, e che è sempre meglio parlare con figure religiose prima di urlare sulla stampa o denunciare. Oggi la Chiesa ha preso consapevolezza che il problema va affrontato con maggiore serietà: in futuro le vittime di abusi sessuali dovranno ricevere ovunque in Svizzera consulenza professionale e indipendente, i colpevoli dovranno essere giudicati, si dovranno ridurre al minimo i rischi di ulteriori abusi a tutti i livelli delle istituzioni e ne dovrà essere impedito l’occultamento. È quanto è emerso in occasione della tavola rotonda della Chiesa cattolica romana in Svizzera tenutasi lunedì a cui hanno preso parte le tre organizzazioni ecclesiastiche nazionali: la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e la Conferenza delle unioni degli ordini religiosi e delle altre comunità di vita consacrata in Svizzera (KOVOS). Lobiettivo è quello di presentare un progetto ai responsabili del Vaticano entro la fine del 2024.
Nel settembre 2023 era stato diffuso uno studio commissionato dalle tre organizzazioni nazionali della Chiesa cattolica aveva mostrato che le misure adottate nelle diocesi e nei Cantoni per prevenire il rischio di violenze sessuali e per sostenere le vittime non erano ancora sufficienti. In modo particolare si era evidenziato che i centri di ascolto per le vittime di abusi essendo vicine all'ambiente ecclesiastico non consentiva di ricevere una consulenza indipendente. Dall'incontro di oggi, le tre associazioni sottolineano un principio fondamentale: coinvolgere specialisti esterni alla Chiesa.
«La collaborazione delle tre organizzazioni è una novità per la Svizzera. Richiede una grande intesa, ma è l’unico modo per contrastare in modo coerente gli abusi» ha dichiarato Mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira e responsabile di settore della CVS, citato nella nota diffusa.
Nel pacchetto di misure al vaglio degli ecclesiastici si prevede innanzitutto la separazione e professionalizzazione della consulenza alle vittime: consulenza, uffici di segnalazione e gestione dei casi (intervento) saranno quindi divisi.
Tre pilastri - La strategia elaborata che sarà portata avanti si baserà su tre pilastri. Il primo, garantisce l'indipendenza della consulenza tramite istanze di consulenza cantonali, le cui modalità saranno chiarite insieme dalla Conferenza svizzera di aiuto alle vittime e la Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS).
Il secondo prevede che la Chiesa creerà un ufficio nazionale ecclesiastico di informazione e coordinamento che metterà a disposizione informazioni e sostegno per chiarimenti specifici a un caso. E, infine, il terzo che le strutture di segnalazione e intervento esistenti nelle diocesi saranno convertite in uffici diocesani di gestione dei casi sulla base degli standard comuni.
Emerge inoltre che la consulenza alle vittime e le strutture di segnalazione esisteranno in tutte e tre le regioni linguistiche, secondo un modello armonizzato a livello nazionale.
Colloqui psicologi per chi desidera fare il sacerdote - Per prevenire gli abusi, le tre organizzazioni ecclesiastiche vogliono poi stabilire degli standard uniformi per far sì che chi opererà a contatto con le persone sia effettivamente idoneo. A questo scopo saranno messi a punto colloqui psicologici standardizzati per l'inizio del percorso professionale, elaborati da Jérôme Endrass, psicologo forense, capo di Ricerca & Sviluppo all’Ufficio per l’esecuzione della giustizia e la reintegrazione del Cantone di Zurigo e dal suo team; e sarà disciplinato lo scambio di informazioni tra i diversi datori di lavori ecclesiastico. Inoltre, in caso di cattiva condotta, il trasferimento di persone non sarà più ammesso.
Per rendere tutto il più professionale possibile, si punterà sul settore delle Risorse umane per cui la Chiesa ha già istituito un gruppo di lavoro per la Svizzera romanda e uno per quella tedesca, avvalendosi del sostegno della società specializzata Von Rundstedt. Nel 2025 si svolgeranno le prime valutazioni e si inizierà con l’introduzione dei nuovi standard nel dipartimento.
Protezione delle vittime - Infine, un tribunale nazionale ecclesiastico penale e disciplinare dovrà garantire l’applicazione corretta e unitaria delle direttive proprie alla Chiesa in tutta la Svizzera e delle norme penali relative agli autori degli abusi. Le persone vittime devono beneficiare di protezione, informazione e diritti processuali. Il tribunale deve comprendere anche giuristi esterni alla Chiesa.
I responsabili delle diocesi e delle chiese locali hanno anche firmato una dichiarazione in cui si impegnano, contrariamente alle disposizioni di diritto ecclesiastico, a non distruggere in futuro più alcun atto relativo ai casi di abuso.
Progetto pilota esteso fino al 2027 - La conferenza dei vescovi svizzeri rende noto che il progetto pilota storico di un anno è stato prolungato per altri tre anni da gennaio 2024 e finanziato dalla Chiesa per 1,5 milioni di franchi. I risultati, scrivono, saranno pubblicati nel primo semestre 2027. A cui sarà affiancato uno studio scientifico integrativo, per cui si auspica una buona collaborazione tra le Chiese e i gruppi di ricerca, se il sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS).
Alla ricerca di testimonianze - Nel progetto storico successivo 2024–2026 i ricercatori dell’Università di Zurigo hanno incluso in modo più incisivo la prospettiva delle persone vittime e di altri testimoni.
Chi è pronto a parlare con il gruppo di ricerca di abusi sessuali e della relativa gestione da parte della Chiesa può contattare il gruppo scrivendo a: forschung-missbrauch@hist.uzh. ch (tedesco), recherche-abus@hist.uzh.ch (francese), ricerca-abusi@hist.uzh.ch (italiano).