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BERNAEcco perché quasi tutte le medaglie olimpiche svizzere vestono la mimetica

10.08.24 - 22:30
Più della metà degli olimpionici svizzeri sono sostenuti dall'esercito. Ma come funzionano concretamente questi finanziamenti?
20minuten
Fonte red
Ecco perché quasi tutte le medaglie olimpiche svizzere vestono la mimetica
Più della metà degli olimpionici svizzeri sono sostenuti dall'esercito. Ma come funzionano concretamente questi finanziamenti?

BERNA - Chiara Leone, Simon Ehammer, Noé Ponti e Zoé Claessens sono alcune delle superstar olimpiche svizzere. Oltre alla lotta per le medaglie, hanno un’altra cosa in comune: sono i cosiddetti atleti “militarizzati”.

E non sono gli unici: 67 dei 128 atleti svizzeri presenti alle Olimpiadi estive di Parigi sono soldati dello sport. Ciò significa che sono sostenuti dalla Confederazione attraverso finanziamenti sportivi di alto livello per allenamenti e competizioni.

Criteri federali severi per il “salario degli atleti” - Alcuni dei grandi dello sport (18 atleti in totale) sono impiegati al 50% dal governo federale come personale militare temporaneo. Tra questi la saltatrice con l'asta Angelica Moser o la tiratrice Nina Christen. Ricevono circa 2'500 franchi al mese. I criteri sono severi: sono ammissibili solo gli sport olimpici e gli atleti devono essere ad alto potenziale. Insomma, papabili vincitori di medaglie.

La maggior parte degli altri olimpionici, invece, sono “semplici” soldati dello sport. Ciò significa che possono svolgere 130 giorni di servizio militare all’anno e ricevere una retribuzione durante l’addestramento. L’importo può arrivare fino a 30’000 franchi pro capite all’anno. Inoltre i soldati hanno un'assicurazione militare, ricevono pasti gratuiti e possono utilizzare le infrastrutture sportive di Magglingen, Andermatt e Tenero.

I soldati dello sport ottengono la maggior parte delle medaglie - Il risultato: cinque delle otto medaglie a Parigi hanno beneficiato del finanziamento (Chiara Leone, Audrey Gogniat, Zoe Claessens, Roman Mityukov e Roman Röösli). «Siamo orgogliosi che questo concetto abbia successo», sottolinea il colonnello Marco Mudry, bellinzonese, comandante del Centro di competenza sport dell'esercito attualmente a Parigi.

L’idea alla base di questo sostegno indiretto è che le stelle degli sport minori possano allenarsi ai massimi livelli senza essere portate alla rovina finanziaria. Attualmente, 860 soldati beneficiano dei finanziamenti federali, spiega Mudry.

Un percorso, questo, che inizia già con la scuola reclute Sport di punta 79. Qui i potenziali campioni vengono addestrati al rapporto con i media e alla pianificazione della carriera. La stella del nuoto Noé Ponti e il talento della ginnastica artistica Matteo Giubellini, tra gli altri, vi trascorreranno l'estate.

Grandi aspettative per i soldati sportivi - In cambio del sostegno, l’esercito ha alte aspettative nei confronti dei “suoi” atleti. Perché sono ufficialmente considerati ambasciatori dell'esercito. «Per questo motivo è necessario un comportamento militarmente corretto e in generale un impegno al 100% nell'esercito», spiega.

Gli atleti di successo potranno probabilmente dare dimostrazione di queste doti durante il ricevimento ufficiale al Palazzo Federale, come tradizionalmente avviene dopo i Giochi Olimpici.

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