L'ex consigliera federale nega di aver visionato la lettera nella quale venivano menzionati i problemi dell'azienda
Lo scritto, già nel 2011, menzionava di un conflitto tra gli obiettivi strategici del governo federale per realizzare profitti e il divieto degli stessi nel settore sovvenzionato di AutoPostale
BERNA - Messa in causa nello scandalo sulle irregolarità contabili di AutoPostale scoppiato all'inizio del 2018, l'ex consigliera federale Doris Leuthard (PPD) smentisce di essere a conoscenza di una lettera appena scoperta - di cui riporta la Neue Zürcher Zeitung - in base alla quale l'allora ministra dei trasporti sarebbe stata a conoscenza del problema prima di quanto finora ritenuto.
La NZZ riferisce di avere una bozza di una lettera della Leuthard in cui si parla già nel 2011 di un conflitto tra gli obiettivi strategici del governo federale per realizzare profitti e il divieto degli stessi nel settore sovvenzionato di AutoPostale.
«Non so nulla di questa presunta lettera e non è messa agli atti nel dossier», dice oggi Doris Leuthard citata nei giornali del gruppo "CH-Media". L'ex ministra ritene che debba essere una bozza di un collaboratore.
Se il suo dipartimento avesse saputo del modo di agire di AutoPostale, «non lo avremmo certo tollerato e saremmo intervenuti immediatamente», sottolinea. Inoltre fa notare che è stato lo stesso Ufficio federale dei trasporti a portare alla luce le macchinazioni dell'azienda di trasporti.
Lo scandalo dei trucchi contabili che hanno permesso ad AutoPostale di percepire illecitamente sovvenzioni tra il 2007 e il 2015 è scoppiato nel febbraio del 2018. La vicenda ha in seguito portato alle dimissioni della direttrice del gruppo Posta, Susanne Ruoff, e al rimborsato da parte dell'azienda di trasporti di 205 milioni di franchi a Confederazione, Cantoni e Comuni.
Secondo un rapporto pubblicato lo scorso novembre dalla Commissione della gestione del Consiglio degli Stati (CdG-S) «la vigilanza su AutoPostale è stata per molti anni lacunosa e la responsabilità tra i vari attori non è stata disciplinata in modo sufficientemente chiaro». L'organo di sorveglianza parlamentare ha puntato il dito contro il Consiglio federale, il Dipartimento federale dei trasporti (DATEC) e altri organi competenti. Ma per quanto riguarda il ruolo di Doris Leuthard, la commissione ha ritenuto, in base agli atti in suo possesso, che ella non fosse al corrente.
Dall'indagine della CdG era emerso che il DATEC e l'Amministrazione federale delle finanze (AFF) erano informati almeno dal 2011 del conflitto di interessi di AutoPostale in merito alla realizzazione degli utili.
Al termine della procedura penale amministrativa che sta svolgendo l'Ufficio federale di polizia (fedpol), il Consiglio federale redigerà un rapporto in cui farà il punto sull'intero dossier. L'esecutivo è però contrario alla richiesta della commissione di istituire una delegazione permanente del governo incaricata della conduzione e della vigilanza sulle aziende parastatali.