Per l'accusa, la responsabilità dei tre imputati a processo «è piena e completa»
GINEVRA - Il Ministero pubblico di Ginevra ha chiesto oggi una pena di cinque anni di carcere contro il miliardario israeliano Beny Steinmetz, a capo di un impero minerario, accusato di aver versato tangenti per il rilascio di licenze di estrazione nella Repubblica di Guinea tra il 2005 e il 2010.
«All'epoca dei presunti fatti, la Repubblica di Guinea era uno dei Paesi più poveri del mondo, con un presidente malato e facilmente influenzabile», ha ricordato il procuratore Yves Bertossa. Secondo l'accusa, Mamadie Touré, la quarta moglie del presidente, ha ricevuto tangenti per circa 10 milioni di dollari tra il 2006 e il 2012, tramite una società di copertura istituita a tale scopo.
Sulla base del flusso di fondi, il Ministero pubblico è giunto alla conclusione che gli importi finiti nei conti di Touré appartengono a Steinmetz, e non alla società Beny Steinmetz Group Resources (BSGR). Falsi documenti sono stati elaborati per celare la loro origine, ha sostenuto la procura.
Per l'accusa, la responsabilità dei tre imputati a processo - oltre a Steinmetz, anche la direttrice amministrativa a Ginevra e un intermediario francese in Guinea - «è piena e completa». Oltre ai cinque anni di reclusione contro Steinmetz, il Ministero pubblico ha chiesto la restituzione di 50 milioni di franchi. Contro l'intermediario sono richiesti quattro anni di carcere e il rimborso di 11 milioni; due anni sospesi e la restituzione di 150'000 franchi contro l'amministratrice. Gli importi corrispondono al guadagno che hanno ricavato dalla corruzione.
Il processo continua domani con l'arringa della difesa, nella quale si chiederà l'assoluzione degli imputati. La sentenza è attesa per il 22 gennaio. L'indagine è stata avviata nel 2013 e il procedimento si svolge in Svizzera poiché una parte consistente dell'attività del gruppo BSGR era condotta da Ginevra.