L'uomo di 34 anni che nel 2019 tentò di uccidere la moglie è stato condannato a sette anni e mezzo di carcere.
Il Ministero pubblico, che aveva sostenuto una pena di quattordici anni, ha già annunciato che ricorrerà.
BERNA - L'uomo, che ha tentato di uccidere moglie nel 2019 a Morges (VD), accoltellandola due volte, è stato condannato oggi a sette anni e mezzo di prigione. Il Ministero pubblico, che aveva chiesto una pena di 14 anni, farà appello.
I giudici del tribunale distrettuale di La Côte, a Nyon, hanno ritenuto che l'imputato fosse colpevole di tentato omicidio. «Non è possibile colpire una persona al collo con un coltello da carne con la lama lunga 19 centimetri con la sola intenzione di ferirla», ha spiegato in sostanza il tribunale.
Secondo la corte, la colpevolezza del trentenne è particolarmente «importante», dato che ha accoltellato la moglie dalla quale viveva separato da diversi mesi in presenza delle due figlie della coppia. La più piccola, che all'epoca aveva un anno, era in braccio alla madre ed è stato «un miracolo che non sia stata ferita», ha detto il presidente del tribunale Daniel Stoll.
L'imputato è stato anche riconosciuto colpevole di aggressione aggravata, minacce aggravate e coercizione per gli abusi fisici e psicologici che ha inflitto a sua moglie negli anni precedenti.
Nessuna espulsione dalla Svizzera
La procuratrice pubblica Marlène Collaud ha già annunciato che farà appello perché la sentenza è stata «troppo clemente». La rappresentante del Ministero pubblico spera anche che il Tribunale cantonale possa considerare, come aveva chiesto, l'espulsione del 34enne kosovaro dalla Svizzera.
I giudici di prima istanza si sono infatti astenuti dall'espellerlo, con la motivazione che si è stabilito in Svizzera con la famiglia da molto tempo (1999). Volevano anche «dargli la possibilità» di prendersi cura delle sue figlie quando uscirà di prigione.
Anche l'avvocata della moglie Coralie Devaud ha ritenuto che la sentenza fosse troppo lieve. Per la sua cliente, è «molto difficile» vedere che il futuro ex-marito è stato condannato «solo a sette anni e mezzo» quando ha quasi «reso orfane le sue figlie».
Per la difesa, uno dei due avvocati dell'accusato, Loïc Parein, si è invece detto «sollevato» che la pena richiesta dall'accusa sia stata ridotta. La decisione della corte «porta un po' di speranza» al suo cliente, ha detto, senza poter ancora dire se farà ricorso.
Il trentaquattrenne, che ha già scontato circa due anni di prigione, si era recato nella nuova casa della moglie a Morges il 18 novembre 2019 e, nel corridoio del palazzo, l'aveva colpita due volte con un coltello che aveva comprato qualche ora prima. La donna è stata gravemente ferita al collo - con una lesione di 15 centimetri - e a una mano quando ha parato il secondo colpo.
L'uomo ha ammesso che non poteva sopportare la partenza di sua moglie. Si è descritto come «un padre alla deriva», «pieno di odio» e «disperato». Parlando direttamente all'imputato giovedì, il presidente del Tribunale lo ha esortato a sottoporsi a un trattamento psichiatrico. «Lei ha certamente chiesto scusa, ma non ha fatto alcun lavoro introspettivo. C'è ancora molta strada da fare», ha detto.