Gli attivisti che protestavano contro l'espansione di una cava rischiano una pena detentiva
Il collettivo di avvocati formatosi a difesa degli attivisti critica in particolare la severità delle sanzioni previste dal Ministero pubblico. Soprattutto considerato che Holcim ha ritirato la denuncia.
LOSANNA - È iniziato oggi a Nyon (VD) davanti al Tribunale distrettuale di La Côte il processo contro gli attivisti dalla collina di Mormont (VD), che protestavano contro l'espansione di una cava appartenente a Holcim. Gli imputati, che rischiano una pena detentiva, sono stati accolti da un'ottantina di manifestanti.
Davanti al tribunale, i sostenitori degli "zadisti" - ossia gli occupanti della cosiddetta ZAD (zone à défendre, zona da difendere), sfollati a fine marzo 2021 dalla polizia - hanno danzato e applaudito all'ingresso degli imputati in tribunale, ha notato un giornalista di Keystone-ATS presente sul posto. I manifestanti hanno anche previsto di inscenare un falso processo con Holcim come imputato.
Sul fronte legale, oggi vengono giudicati due attivisti. A uno dei due procedimenti è presente anche il procuratore generale del Canton Vaud Eric Cottier.
Altri cinque seguiranno fino a mercoledì. Queste sette diverse udienze, della durata di mezza giornata ciascuno, sono le prime di una lunga serie: gli "zadisti" che dovranno essere processati sono infatti una quarantina.
Gli ex occupanti della collina di Mormont sono accusati di violazione di domicilio, impedimento di atti dell'autorità e disobbedienza a decisioni dell'autorità. Alcuni devono anche rispondere di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari.
Nei vari decreti d'accusa emessi poco dopo l'evacuazione della collina, il Ministero pubblico vodese rimproverava agli attivisti di aver occupato abusivamente il sito, di proprietà di Holcim, e di aver resistito alle forze dell'ordine durante il loro intervento. Contro i decreti d'accusa, che prevedevano anche pene detentive da due a sei mesi a seconda dei casi, gli "zadisti" hanno inoltrato ricorso.
Il collettivo di avvocati formatosi a difesa degli attivisti critica in particolare la severità delle sanzioni previste dal Ministero pubblico. Soprattutto considerato che Holcim ha ritirato la denuncia.
A causa della pandemia le udienze si svolgono praticamente a porte chiuse. Una situazione denunciata dagli "zadisti" e dai loro avvocati. Criticato anche il fatto che la Corte si sia rifiutata di ascoltare i loro testimoni, in particolare esperti in biodiversità e cemento.
La vicenda - Al gruppo di ribelli ambientalisti, confluiti sulla collina di Mormont nell'ottobre 2020 per protestare contro l'espansione della cava appartenente alla società di cemento Holcim, il 24 febbraio 2021 era stato ordinato di andarsene entro 20 giorni; in caso contrario si sarebbe fatto ricorso alle maniere forti.
Il 29 di marzo, a causa del mancato rispetto dell'ingiunzione, Holcim ha richiesto lo sgombero della zona. L'indomani agenti di polizia sono intervenuti allontanando gli attivisti. Stando al Consiglio di Stato, l'allontanamento forzato si è svolto senza grossi intoppi, ed è stato proporzionato e rispettoso della legalità. L'operazione, che ha richiesto l'impiego totale di oltre 600 persone tra cui personale paramedico e pompieri, è costata in tutto circa 239 mila franchi.
Per complicare il compito della polizia, gli occupanti della cosiddetta ZAD avevano eretto barricate, amache e case sugli alberi. Il progetto di Holcim è ancora oggetto di un ricorso al Tribunale federale.