Il 38enne avrebbe tenuto prigioniero per ore «una persona conosciuta a livello nazionale durante la crisi pandemica».
Gli agenti avevano fatto irruzione nell'appartamento dell'uomo per arrestarlo e questo ha innescato la sparatoria. Secondo varie fonti il tedesco «era un fanatico delle armi» e aveva «connessioni con i movimenti corona-scettici».
ZURIGO - Il 38enne tedesco morto mercoledì sera a Wallisellen, vicino a Zurigo, in uno scontro a fuoco con la polizia, nel quale ha perso la vita anche la sua compagna, aveva rapito la settimana scorsa una «persona conosciuta a livello nazionale durante la pandemia».
L'ingiunzione del Tribunale - Il nome del rapito era stato inizialmente svelato dalle testate Tamedia - e poi ripreso da altri media svizzeri tra cui Tio.ch - ma un'ingiunzione di un giudice del Tribunale distrettuale di Zurigo ha successivamente proibito di fornire indicazioni sulla sua identità. «La decisione - precisa il Tages-Anzeiger - è giunta quale misura superprovvisionale, cioè una misura cautelare senza ascolto della parte avversa».
Prigioniero per ore - Il rapimento, aveva in precedenza riferito il quotidiano, risale allo scorso 31 marzo, ma non si sa esattamente dove sia successo. Il presunto autore, che risiedeva proprio a Wallisellen, avrebbe tenuto prigioniero per ore il rapito, minacciandolo con un'arma e poi liberandolo la sera stessa. La polizia ha confermato che il tedesco è coinvolto in questo episodio, ma non ha fatto nomi.
«Un fanatico delle armi» - Il movente è ancora ignoto. Quello che si sa è che il tedesco era un fanatico delle armi da fuoco e si allenava regolarmente al poligono. Tanto che due giorni fa, al momento di arrestarlo proprio in relazione al rapimento, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel suo appartamento con gli specialisti dell'unità d'intervento, supponendo che potesse essere armato fino ai denti.
Connessioni con i corona-scettici - Sempre stando al Tages-Anzeiger, il 38enne nel febbraio 2020 ha fondato una società nel canton Zugo insieme a un partner commerciale. Il socio d'affari è un sostenitore delle teorie terrapiattiste e sul suo profilo Facebook ha anche diffuso teorie cospiratorie sul coronavirus. Esiste dunque una connessione fra il rapitore e gli scettici della pandemia, scrive sul proprio sito Internet il giornale svizzerotedesco.
La sparatoria - Mercoledì sera la polizia si è presentata all'appartamento del tedesco per arrestarlo in relazione al rapimento. Il 38enne ha però improvvisamente estratto una pistola: nella sparatoria successiva, l'uomo ha colpito con un proiettile la sua compagna, una svizzera di 28 anni, uccidendola. Il tedesco è poi stato abbattuto dagli agenti. Gli accertamenti eseguiti dall'Istituto di medicina legale dell'Università di Zurigo hanno potuto stabilire la dinamica dei fatti, inizialmente confusa, ha comunicato oggi la procura cantonale, aggiungendo che, sempre in merito a un possibile coinvolgimento nel rapimento, la polizia di un cantone vicino ha arrestato uno svizzero di 34 anni. La sparatoria di Wallisellen - compreso l'operato dei poliziotti - sarà ora oggetto d'indagine. Le autorità non hanno fornito ulteriori dettagli sull'identità delle vittime, decedute sul posto.