Ognuno di noi genera 127 kg di rifiuti di plastica all'anno e molti di questi finiscono nella natura. Le Ong: «La politica deve muoversi»
BERNA - Plastiche inquinanti e difficili da smaltire e riciclare, microplastiche cancerogene e ormai onnipresenti. Una delle sfide ambientali dell'umanità - è ormai relativamente chiaro da tempo - si gioca sul campo di sacchetti e involucri, delle confezioni e delle posate/piatti/bicchieri monouso.
Vero e proprio lato oscuro del benessere, anche se non si direbbe, sono uno problema grosso anche per la piccola e linda Svizzera che è una dei più grandi produttori al mondo di rifiuti plastici.
L'allarme arriva dall'Ong in difesa degli oceani Oceancare che ha tratteggiato un ritratto globale dell'inquinamento plastico che ci vede primi in Europa con un milione di tonnellate all'anno per circa 127 kg di spazzatura plastica pro-capite. Ben lontani, invece, Paesi molto più grandi come Regno Unito (99) Germania (81), Paesi Bassi (73) e Italia (56).
L'ostacolo della politica
La Svizzera, insomma, ha un problema con la plastica ed è soprattutto di tipo politico: «Il Consiglio Federale deve intervenire per risolvere una situazione che sembra non avere soluzione», conferma l'Ong citata dal TagesAnzeiger. Al momento, infatti, «ci sarebbe già la base legale per introdurre e far rispettare dei divieti su sacchetti, imballaggi e prodotti monouso».
Una via, questa, che però è stata frenata dal tradizionale lassez faire elvetico a sostegno del libero mercato. Insomma, una stretta in questo senso (soprattutto se imposta dall'alto) è vista da buona parte dei partiti borghesi come una «restrizione alla libertà economica», scrive il quotidiano zurighese. Senza contare poi il grande complicatore elvetico per eccellenza, ovvero la divisione di ruoli e competenze fra Confederazione, cantoni e comuni.
Una (non) posizione, quella svizzera, ancora una volta in contrasto con le direzione intrapresa dall'Unione Europea che dal 2021 ha già gettato le basi per l'eliminazione progressiva di cannucce, posate, piatti e cotton fioc.
«Il riciclaggio non è la soluzione»
Un intervento da Berna è ritenuto necessario per rimediare a un altro tasto assai dolente in Svizzera, ovvero quello del riciclaggio e dello smaltimento: al momento circa l'85-90% della plastica in Svizzera (circa 800mila tonnellate) finisce in discarica o inceneritore.
«La plastica non è un materiale riciclabile ideale», conferma la Ceo Fabienne McLellan che rincara con una posizione estrema: «non possiamo pensare che il riciclaggio possa portarci fuori da questa crisi. Il modo giusto è puntare sulle alternative biodegradabili o sul riutilizzabile, come si faceva con il vetro e i vuoti a rendere».
Questo perché una fetta non trascurabile di questa vera e propria montagna di plastica finisce sulle sponde di laghi e fiumi. Si parla, in media, anche di 150 mila tonnellate di bottigliette e affini. Secondo gli scienziati le microplastiche al momento sono riscontrabili anche fra le nevi in alta montagna.
Sempre stando a Oceancare, al momento il Governo starebbe tentennando malgrado la popolazione elvetica sia tendenzialmente favorevole a misure più incisive a riguardo. L'invito è quindi quello di sposare il "modello europeo".