L'evacuazione è però resa molto complicata dalla ripresa degli scontri intorno all'aeroporto di Khartum. Il DFAE esamina tutte le opzioni
KHARTUM - La situazione in Sudan è sempre più esplosiva. La tregua proclamata in occasione dell'Eid al-Fitr, la festa di fine Ramadan, non è stata rispettata e scontri ed esplosioni si sono susseguiti nelle scorse ore nella capitale Khartum.
La giornata odierna ha portato però alla prima apertura relativa alla possibile messa in salvo dei cittadini stranieri bloccati nel Paese africano. Il comandante in capo dell'esercito e presidente de facto, Abdel Fattah al-Burhan, ha acconsentito all'evacuazione e un portavoce dei militari ha reso noto che varie nazioni - a partire da Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito - avvieranno in queste ore un ponte aereo, con velivoli da trasporto militare.
Al momento nessun aereo ha ancora fatto decollo. I combattimenti nelle aree vicine all'aeroporto di Khartum sono ancora troppo violenti, e questo nonostante al-Burhan abbia promesso di «facilitare e garantire» le operazioni e di fornire «il supporto necessario per assicurare» l'evacuazione. Domenica il Parlamento svedese dovrà esprimersi sull'invio in Sudan di un'unità armata che dovrà sostenere l'evacuazione dei connazionali presenti. Anche la Germania sta allestendo in queste ore un'operazione per portare in salvo i propri cittadini.
La prima delegazione a partire è stata quella dell'Arabia Saudita, che ha lasciato la città orientale di Port Sudan via nave. Lo stesso dovrebbe essere avvenuto con quella della Giordania. Le cinque imbarcazioni che hanno lasciato il principale porto sudanese - dirette a Gedda, in Arabia Saudita - trasportavano 158 stranieri, secondo informazioni di al-Arabiya. I passeggeri proverebbero da un vasto numero di nazioni, ma non dalla Svizzera.
La situazione degli svizzeri - Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sta esaminando costantemente le varie opzioni a disposizione, ha spiegato a 20 Minuten. Il DFAE «è in contatto con paesi terzi e può, se necessario, partecipare a misure di salvataggio» organizzate in concerto con altre istituzioni. Da alcuni giorni i funzionari sono al lavoro per portare in salvo i circa 100 cittadini elvetici registrati in Sudan e il personale dell'ambasciata svizzera a Khartum.
Per ora non sono state fornite ulteriori informazioni per ragioni di sicurezza, ma nell'ultimo aggiornamento risalente a venerdì 21 aprile il DFAE ha spiegato di essere a conoscenza della presenza di alcuni turisti svizzeri nelle acque sudanesi del Mar Rosso e di sei persone che si sono registrate nell'applicazione di viaggio del Dipartimento, "Travel Admin". «Finora, quasi 10 persone hanno riferito che sarebbero potenzialmente interessate a una partenza organizzata, qualora ciò diventasse possibile».
L'operazione, come si è visto, è molto complicata. «Per tale evacuazione, devono essere soddisfatte le condizioni di sicurezza, vale a dire un aeroporto funzionante nella regione di Khartum, uno spazio aereo sicuro, vie di accesso sicure con le necessarie garanzie, il sostegno e l'impegno delle parti in conflitto», afferma Serge Bavaud, capo dell'unità di crisi KMZ.