Non è un problema delle ultime sei settimane ma degli ultimi sei-sette anni, ha dichiarato il presidente della direzione di UBS
LUCERNA - Serve un'indagine a tutto campo per far luce sul tracollo di Credit Suisse (CS), un'analisi che risalga nel tempo: ne è convinto Sergio Ermotti, presidente della direzione di UBS, istituto che si appresta a rilevare il concorrente.
È chiarissimo che la situazione di crisi di CS non si è sviluppata nelle ultime sei settimane, ma negli ultimi sei o sette anni, ha detto il 63enne ospite dello Swiss Media Forum in corso a Lucerna, una riunione annuale a cavallo fra economia, politica e giornalismo organizzata da quattro grandi case editoriali elvetiche, dall'ente radiotelevisivo SRG SSR e dall'associazione degli editori svizzeri. Per questo motivo è necessaria un'inchiesta a lungo termine, «un'indagine completa a 360 gradi», ha puntualizzato il dirigente.
Acquisizione a buon punto - Nel frattempo UBS si ritiene sulla buona strada per completare a livello legale l'acquisizione entro tre mesi dalla data dell'annuncio della fusione, lo scorso 19 marzo. In questo momento si stanno facendo molte cose in tempi rapidissimi, che in circostanze normali richiederebbero un anno, ha sottolineato Ermotti.
Il manager è anche tornato a difendere le dimensioni della nuova UBS, da taluni considerate sproporzionate rispetto alla Svizzera. Più che la grandezza contano il modello d'affari e i rischi che ci si assume, ha chiosato lo specialista con trascorsi presso Merrill Lynch, Unicredit e UBS (Ceo dal novembre 2011 all'ottobre 2020, nonché di nuovo ora dallo scorso 5 aprile). A suo avviso in gioco vi è la stessa forza della Svizzera come centro finanziario, in competizione con altri concorrenti mondiali.
Il nuovo team? «Devo fare della Realpolitik» - Ermotti ha preso posizione pure sul nuovo team dirigenziale e in particolare su Ulrich Körner, l'attuale Ceo di Credit Suisse che diventerà membro della direzione: svolgerà un ruolo importante nell'integrazione, si è detto convinto il banchiere luganese, perché conosce molto bene CS e ha lavorato in precedenza anche per UBS. «Devo fare della Realpolitik», ha proseguito Ermotti. «Prendo decisioni basate sui fatti, non sulle emozioni o sulla nostalgia».
In dichiarazioni riportate dalla Reuters il dirigente ha infine sostenuto che è «altamente improbabile» che il governo e la Banca nazionale svizzera (BNS) debbano sopportare perdite per effetto della fusione bancaria. UBS farà tutto quanto in suo potere per evitare che il supporto dato dallo stato al salvataggio di CS possa pesare sui contribuenti, ha concluso Ermotti.