Il colpo venne messo a segno nel 2019 alla gioielleria Gübelin
LUCERNA - Sei uomini sono da oggi a processo per una rapina messa a segno il 26 ottobre 2019 alla gioielleria Gübelin di Lucerna, con un bottino di 20 milioni di franchi. Il dibattimento davanti al Tribunale penale lucernese dovrebbe concludersi giovedì.
La mente del colpo, un 46enne accusato di aver rapinato già nel 2017 la stessa gioielleria con un bottino di 3,3 milioni, ha ammesso in apertura del processo i fatti. A differenza di quanto sostiene la pubblica accusa, l'uomo nega però di avere ricevuto informazioni dal custode della gioielleria.
L'imputato sostiene invece di essere venuto a conoscenza del codice per aprire una porta di servizio dopo aver installato una telecamerina di sorveglianza.
Due settimane dopo la rapina milionaria la polizia aveva arrestato sei persone provenienti da Germania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del nord. Per i sei accusati fra i 32 e i 61 anni d'età, autori materiali e complici a vario titolo, il Ministero pubblico chiede pene detentive fra i sette e gli undici anni. Per quattro di loro la pubblica accusa chiede inoltre l'espulsione dalla Svizzera per 15 anni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella mattina due uomini si introdussero verso le 8 nella gioielleria sulla centralissima Schwanenplatz attraverso l'ingresso per il personale protetto elettronicamente. Uno di loro legò e sorvegliò le tre dipendenti presenti. L'altro, che fungeva da capobanda ed era in possesso di una pistola, svuotò le casseforti.
Secondo l'accusa, i due autori materiali del colpo fuggirono con quattro borse piene di gioielli. Il capobanda nascose il bottino in un bosco nel distretto di Littau e poi in un appartamento vicino, dove a distanza di pochi giorni scattarono le manette. Soltanto una parte del bottino fu recuperata: mancano infatti ancora gioielli per un valore di quasi 7 milioni di franchi.
Per il Ministero pubblico, le due rapine sono state possibili solo perché il custode della gioielleria diede le dritte necessarie per aprire la porta di servizio. Per lui la pubblica accusa chiede una condanna a dieci anni.