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ZurigoPoco dopo la condanna ci ricasca. E si schianta a 180 sugli 80

16.09.24 - 13:35
Prima con un'Audi R8, poi con una Tesla. Entrambe del padre. Ora dovrà seguire un percorso di disintossicazione in regime di ricovero.
Polizia cantonale di Zurigo
Poco dopo la condanna ci ricasca. E si schianta a 180 sugli 80
Prima con un'Audi R8, poi con una Tesla. Entrambe del padre. Ora dovrà seguire un percorso di disintossicazione in regime di ricovero.

ZURIGO - Nel dicembre del 2022, un ventenne che guidava a velocità elevata si schiantava nei pressi di Uster, a Zurigo, mentre viaggiava con l'auto del padre sotto l'effetto dell'alcol. Al processo il giovane se la cavava con una condanna a 20 mesi di carcere sospesi con la condizionale. «Non succederà mai più», aveva assicurato il giovane in tribunale, mostrando pentimento.

E invece è successo nuovamente. Dopo sole sette settimane. Sempre a bordo di un'auto del padre. Il ragazzo, che non era nemmeno patentato all'epoca del primo incidente, deve ora sottoporsi a un percorso di disintossicazione in regime di ricovero ospedaliero, come riporta oggi il Tages-Anzeiger.

Prima con l'Audi R8, poi con la Tesla - Nel 2022, il ragazzo era al volante di un'Audi R8. Dopo aver sbandato, si era scontrato con un semaforo. Ripreso il controllo dell'auto, era finito poco dopo contro una fila di alberi. A quel punto aveva abbandonato l'auto ed era fuggito, per essere fermato poco dopo, a bordo di un taxi.

Come detto ci è ricascato. Nel 2023. Secondo le indagini condotte dalla polizia - sempre in territorio di Uster - viaggiava a 180 km/h invece degli 80 km/h consentiti. Questa volta però non è stata una fila di alberi a fermare la Tesla (sempre del papà), ma un'Audi TT che stava per svoltare. Fortunatamente entrambi i conducenti non hanno riportato ferite gravi. Tuttavia, il passeggero dell'Audi ha dovuto essere trasportato d'urgenza in ospedale per un colpo di frusta.

Tutto questo mentre il giovane - questa volta non sotto l'effetto dell'alcol - abbandonava nuovamente l'auto danneggiata per darsi ancora una volta alla fuga.

Terapia di dipendenza ospedaliera - Il ragazzo ha dichiarato di non comprendere il perché del proprio agire: «Non riesco a spiegare perché ho fatto quello che ho fatto», ha sottolineato.

Sebbene questa volta non fosse ubriaco, si è ritenuto che sia il consumo di alcol il vero problema. Il Ministero pubblico e l'avvocato difensore concordano per una condanna a 34 mesi da scontare, ma chiedono che la pena sia differita a favore di una terapia di dipendenza in regime di ricovero. Proprosta accolta dal tribunale.

«Le diamo quest'ultima possibilità. Ma deve volerla sfruttare», ha avvertito il giudice. Se il trattamento dovesse fallire, questa volta niente impedirà al ragazzo di passare un po' di tempo dietro le sbarre.

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