La scelta parrebbe essere una ripicca cinese per la lettera con la quale una ventina di Paesi (tra cui la Svizzera) mostravano inquietudine per la situazione degli uiguri. Ma il DFAE non conferma
BERNA - Il dialogo tra Svizzera e Cina sui diritti umani è sospeso: un incontro che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso agosto è stato rinviato da Pechino. Si tratterebbe di una sorta di ripicca per la pubblicazione di una lettera, cofirmata da Berna, con la quale oltre una ventina di Stati mostrano inquietudine per la situazione degli uiguri.
Il raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi era stato riportato inizialmente, qualche settimana fa, dalla "NZZ am Sonntag". Oggi il DFAE - commentando un'informazione di ieri della RTS che a sua volta citava il domenicale svizzero tedesco - si è limitato a indicare che le discussioni riguardo al proseguimento del dialogo sono in corso.
Durante un incontro a Berna del 22 ottobre, il consigliere federale Ignazio Cassis e il ministro degli esteri cinese Wang Yi avevano già espresso il reciproco interesse nel continuare gli incontri sul tema dei diritti umani. Essi si tengono dal 1991 e finora ci sono state 16 tornate.
Al DFAE le bocche restano cucite in merito ai motivi del rinvio. La Cina appare comunque stizzita dalla missiva sottoscritta anche dalla Confederazione e inviata al presidente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite Coly Seck e all'Alto commissario dell'ONU per i diritti umani Michelle Bachelet. Stando alla RTS, Pechino, più che le critiche in sé, non avrebbe gradito l'esposizione pubblica della vicenda a fianco di altri membri della comunità internazionale.
Nel testo, dello scorso luglio, veniva denunciata la condizione degli uiguri e di altre minoranze etniche nello Xinjiang, in particolare riguardo ai moltissimi casi di detenzioni arbitrarie. Alla Cina è stato inoltre chiesto di permettere all'ONU un accesso senza ostacoli alla regione, situata all'estremo ovest del Paese.