Per il 57,1% dei votanti non c'è necessità che Confederazione e Cantoni costruiscano più abitazioni a pigione moderata
BERNA - La Confederazione e i Cantoni non saranno obbligati a costruire più abitazioni a pigioni moderate. L'iniziativa dell'Associazione svizzera degli inquilini è stata seccamente bocciata dal 57,1% dei votanti. L'hanno approvata solo cinque cantoni ma tutte le grandi città svizzere. In Ticino i "no" hanno raggiunto il 55,4% e nei Grigioni ben il 67,5%. La partecipazione è stata del 41%.
I risultati hanno messo in risalto un'opposizione più marcata nella Svizzera tedesca e un divario fra zone urbane e rurali. I "no" infatti superano il 60% nella maggioranza dei cantoni germanofoni e addirittura il 70% a Svitto, Obvaldo, Nidvaldo e Appenzello interno. Le maggior percentuali di sì invece si registrano a Basilea Città e Ginevra dove la proposta ha raccolto oltre il 60% dei favori. Il testo è stato approvato anche a Vaud, Neuchâtel e nel Giura.
Nella città di Zurigo i "sì" hanno superato il 62%, anche se la percentuale di alloggi di pubblica utilità (25%) supera già la quota del 10% fissata dall'iniziativa. Percentuali analoghe o superiori si riscontrano anche Basilea e Berna. A Ginevra i voti favorevoli sono stati il 68,4% e a Losanna ben il 74,3%. Anche altri centri urbani meno importanti, come Lucerna, San Gallo, Winterthur (ZH) e Sciaffusa, hanno accolto l'iniziativa.
Il verdetto delle urne «è un voto di fiducia per il mercato immobiliare svizzero», secondo il comitato "No all'iniziativa dell'associazione degli inquilini". «Oggi il popolo e i Cantoni hanno chiaramente respinto la nazionalizzazione del mercato immobiliare», affermano i contrari in un comunicato. L'introduzione di quote per gli enti senza scopo di lucro, i diritti di prelazione e il blocco degli affitti a seguito di ristrutturazioni per il risparmio energetico sono ora fuori discussione.
Per il comitato contrario, cantoni, città e comuni hanno la possibilità di trovare soluzioni a livello locale. Per sostenere le cooperative edilizie, la cui utilità non è contestata da nessuno, la Confederazione potrà inoltre sbloccare immediatamente i 250 milioni promessi e già votati dal Parlamento, ricorda ancora il comunicato.
Grazie a questi nuovi apporti affluiti nel fondo destinato alla costruzione di alloggi a prezzi accessibili, l'iniziativa risultava inutile, secondo l'Associazione dei proprietari fondiari che sottolinea come l'alto tasso di abitazioni con affitti moderati nella città di Zurigo (25%) dimostri che le misure mirate sono più efficaci. Dello stesso tenore anche le reazioni dei partiti borghesi e della Società svizzera degli impresari costruttori.
Per l'Unione delle città svizzere (UCS), che aveva lasciato libertà di voto, il risultato odierno è una conferma: campagne, agglomerati urbani e città hanno interessi molto diversi. In molti centri, la quota delle cooperative edilizie supera spesso il 10% richiesto dall'iniziativa. Il testo non sarebbe stato di alcuna utilità per loro, ha detto Kurt Fluri, presidente dell'UCS. Il consigliere nazionale PLR di Soletta auspica che in futuro siano i Cantoni e i Comuni a prendere l'iniziativa e a fissare quote o diritti di prelazione per le cooperative edilizie in base alle loro specifiche esigenze. Il fondo a favore dell'edilizia deve ora essere pienamente sfruttato, ha detto Fluri.
L'Associazione svizzera degli inquilini (ASI) invece ritiene che il successo dell'iniziativa "Più abitazioni a prezzi accessibili" nelle città sia un chiaro segnale della gravità del problema degli affitti troppo cari. Secondo Natalie Imboden, segretaria generale dell'ASI, gli argomenti dei contrari erano faziosi. L'affermazione secondo cui l'attuazione dell'iniziativa sarebbe costata 120 milioni di franchi era infondata, visto che si trattava di prestiti che sarebbero stati rimborsati.
A questo proposito, il presidente dell'ASI Carlo Sommaruga (PS/GE) ha sottolineato che la campagna è stata molto più virulenta nella Svizzera tedesca. Il comitato promotore intende ora agire a livello del fondo destinato ai prestiti per la costruzione di alloggi a pigione moderata. Per Sommaruga «bisogna raddoppiare la posta in gioco». Il Parlamento federale ha già dato il via libera per un credito quadro di 250 milioni di franchi. Questi prestiti saranno disponibili a partire da lunedì e si aggiungeranno ai 510 milioni già stanziati per le cooperative edilizie.
L'iniziativa chiedeva che il 10% degli alloggi di nuova edificazione fossero destinati a committenti di utilità pubblica. A questo scopo i cantoni e i comuni avrebbero potuto utilizzare un diritto di prelazione, in particolare sugli immobili che appartengono alla Confederazione o ad aziende a essa legate, come le FFS e la Posta. L'autorità federale inoltre avrebbe dovuto garantire che i risanamenti non comportino «la perdita di abitazioni a pigione moderata».