Il tema caldo è stato discusso oggi in Consiglio Nazionale: rimarrà in vigore lo status quo
BERNA - Armi e munizione svizzere in Ucraina? Solo su mandato del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La Svizzera non annullerà la dichiarazione di non riesportazione di materiale bellico, invece, nemmeno se l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite constatasse una violazione del divieto dell'uso della forza previsto dal diritto internazionale.
È quanto ha deciso oggi il Consiglio nazionale con due votazioni separate al termine di una discussione che ha infiammato il Parlamento (principalmente ruotata al tema della neutralità: sarebbe stata infranta o meno?). In ogni caso, nonostante le pressioni interne ed estere verrà mantenuto lo status quo.
«Solo su mandato del Consiglio di sicurezza»
In primis è stata respinta con 117 voti contrari, 78 voti favorevoli e un astenuto l'idea di permettere la riesportazione di materiale bellico a seguito di una decisione dell'Assemblea Generale dell'ONU. Presentandola ai deputati, la portavoce della Commissione per il Nazionale (che ha lanciato la mozione) Priska Seiler Graf (PS) ha ammesso che si tratta di «una situazione difficile per la Svizzera», ma anche che «questa sarebbe una possibilità di dimostrarci solidali». Inoltre, ha poi aggiunto che «l'Assemblea generale delle Nazioni Unite è "un buon punto di riferimento" per capire se una guerra sia d'aggressione o meno».
Durante i dibattiti, il consigliere nazionale (UDC) Jean-Luc Addor (del rapporto di minoranza che chiedeva di respingere la mozione) ha invece detto che questa possibilità «potrebbe far precipitare la Svizzera in guerra invece che farla proseguire nel ruolo più utile che possa svolgere al mondo», ovvero quella della diplomazia. Il suo collega di partito, Roger Köppel, l'ha definita persino «una questione assurda», poiché significherebbe «fornire d'armi una parte belligerante».
Come detto, si è votato anche sulla possibilità di annullare la dichiarazione di non riesportazione nel caso si riferisca a una situazione che - secondo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - vìola il divieto dell'uso della forza previsto dal diritto internazionale. Quest'opzione, approvata con strettissimo margine dal Parlamento (98 voti a favore, 96 contrari, 2 astenuti), è nel concreto quello che succede attualmente.
«Parmelin: è già così»
Lo ha spiegato nel suo discorso in aula il Consigliere federale Guy Parmelin - chiedendo di respingere la mozione: «La deroga proposta è già contemplata nella legge in maniera analoga. Il diritto della neutralità in tal caso non si applicherebbe. Sulla base di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu la Svizzera potrebbe già riesportare certe componenti».
Diversa la questione relativa all'assemblea generale: «Una decisione dell'assemblea generale dell'Onu non è vincolante in seno al diritto internazionale, non legittimerebbe questa decisione. Se la Svizzera unilateralmente decidesse di annullare la clausola di riesportazione, in questo caso violerebbe la parità di trattamento e di conseguenza i doveri che scaturiscono dal diritto della neutralità».
«Capisco che quest'idea a prima vista sembri seducente, è però importante essere consapevoli che accettandola daremmo il segnale di essere disposti a infrangere il diritto della neutralità», ha ribadito ai deputati Parmelin, prima della votazione.