Affinché si possa venire meno ai criteri di autorizzazione per affari con l'estero, nella legge sul materiale bellico vanno inserite deroghe
BERNA - È quanto prevede una mozione, già adottata lo scorso settembre dal Consiglio degli Stati per 27 voti a 11, approvata dalla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) per 14 voti a 9 e una astensione. Ora spetterà al plenum pronunciarsi.
La mozione prevede deroghe in circostanze eccezionali e se necessarie per salvaguardare gli interessi di politica estera o di sicurezza del Paese. L'atto non ha effetto retroattivo e non varrebbe dunque nell'ambito della guerra d'aggressione da parte della Russia in Ucraina.
Stando alla CPS-N, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, la deroga è necessaria tenuto conto dei cambiamenti nella situazione geopolitica mondiale, anche se non si tratta di firmare un assegno in bianco. Le basi giuridiche e gli obblighi di diritto internazionale relativi all'esportazione di armi rimarrebbero comunque applicabili.
Per una minoranza è invece antidemocratico proporre cambiamenti al controprogetto all'iniziativa popolare «Contro l'esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili (Iniziativa correttiva)», approvato appena due anni fa. Nel corso dei dibattiti in parlamento, il Consiglio federale aveva suggerito l'introduzione di un articolo che gli avrebbe conferito la facoltà di derogare ai criteri per l'autorizzazione di affari con l'estero previsti dalla legge. Tuttavia, tale clausola non aveva ottenuto una maggioranza di consensi sotto la Cupola. La mozione vuole ora riprendere questa proposta.
I contrari alla deroga giudicano inoltre disonesto approfittare delle circostanze e della solidarietà della popolazione nei confronti dell'Ucraina per chiedere una modifica della legge che non aiuta questo paese, ma solo l'industria delle armi, in modo da poter fornire più facilmente materiale bellico.