L'ex alto diplomatico ha rappresentato la Svizzera a Washington e ha avuto modo di conoscere il presidente eletto: le sue valutazioni su come sarà il secondo mandato
ZURIGO - L'ex ambasciatore svizzero negli Stati Uniti, Martin Dahinden, ha parlato in un'intervista alla Neue Zürcher Zeitung delle sue esperienze con Donald Trump e ha condiviso la sua valutazione sul suo ritorno alla presidenza. Pur tenendo per sé il suo favorito, il 69enne diplomatico esperto è sollevato «dal fatto che l'elezione sia stata decisa così rapidamente e non abbia comportato lunghi procedimenti legali».
Secondo Dahinden, il fatto che Trump si sia concentrato su tematiche semplici relative all'immigrazione e all'economia lo ha aiutato a vincere. «Si tratta di questioni che interessano molti americani», ha detto il diplomatico. L'ex presidente ha sfruttato abilmente l'atteggiamento isolazionista di molti cittadini: "America First" non è solo uno slogan, ma un atteggiamento per molti americani. Trump ha radunato i suoi sostenitori con forza su questi temi - fornendo quelle che appaiono come soluzioni semplici e a portata di mano.
Trump sta mettendo in ginocchio la democrazia? - Mentre i singoli Stati temono effetti negativi massicci dovuti all'elezione di Trump, Dahinden non crede che le strutture democratiche siano a rischio negli Stati Uniti, nonostante piani come il Progetto 2025: «Le istituzioni americane sono estremamente resistenti». Trump rimane comunque imprevedibile: «Come descritto nel suo libro 'The Art of the Deal', usa l'imprevedibilità come tattica negoziale», afferma il diplomatico. Si tratta di un approccio completamente diverso da quello di Obama, la cui amministrazione pianificava in modo strategico e a lungo termine. «Sotto Trump si applica spesso il principio: cogliere le opportunità immediatamente».
I tweet hanno causato molto lavoro a Dahinden - Per la Svizzera, che attualmente è rappresentata a Washington dall'ambasciatore Ralf Heckner, questa imprevedibilità si traduce in una collaborazione faticosa - ad esempio a causa dei suoi tweet. «Il carico di lavoro come ambasciatore è diventato molto più grande» durante il suo primo mandato. «Ho cercato di interpretare questi brevi messaggi che arrivavano 'all'improvviso' e sembravano digitati dallo stesso Trump sul suo smartphone», ricorda Dahinden.
Nel dialogo diretto, invece, Trump si è dimostrato sorprendentemente concreto: «In gran parte si tratta di uno spettacolo politico, ma l'ho vissuto in modo molto diverso durante gli incontri alla Casa Bianca o al WEF» a Davos. «Era concentrato, professionale, faceva domande e conosceva i suoi dossier». Trump agisce come un uomo d'affari: in modo bilaterale, pragmatico e sempre con un occhio ai vantaggi per gli Stati Uniti. È quindi importante che la Svizzera sottolinei il suo ruolo di importante investitore e datore di lavoro negli Stati Uniti. «Creiamo più posti di lavoro negli Stati Uniti che in altri Paesi europei come l'Italia o la Francia - molti americani non se ne rendono conto», afferma Dahinden.