Un insolvente seriale bellinzonese ha dietro di sé una sfilza di clienti e fornitori infuriati. E anche diversi disoccupati, collocati nella sua azienda dal Cantone
BELLINZONA. L'indirizzo è lo stesso: via Al Portone 12. Un palazzo di colore grigio, a due passi dai Castelli di Bellinzona. Anche l'inquilino è rimasto uguale, sebbene non si faccia «mai vedere» dicono i vicini. Dall'ufficio di R.B., 30enne bellinzonese e insolvente “seriale”, tra il 2016 e il 2017 sono passate ben 7 persone in disoccupazione. Sebbene puntualmente non venissero pagate da R.B. che «inventava ogni tipo di scusa», raccontano, l'Ufficio regionale di collocamento (Urc) ha continuato a collocare persone nell'azienda fino al fallimento, avvenuto a settembre. Ma non è finita. Il 30enne non ha perso tempo: aperta una nuova ditta, nel giro di un mese ha arruolato nuovamente un dipendente tramite Urc. Quest'ultimo, però, afferma di essere stato «sempre pagato dal titolare» almeno finora.
«Era frustrante» - Ben venga chi dà lavoro a disoccupati e invalidi, si dirà. Ma a parte i salari non pagati, R.B. si è avvalso del supporto del Cantone per combinare danni anche fuori dallo scantinato di via Al Portone. «Abbiamo scoperto che il titolare fatturava a dei clienti dei servizi praticamente inesistenti, o quasi sempre carenti» racconta un'ex collaboratrice. «Era frustrante». La donna si è rivolta al sindacato Unia per 8mila franchi di salari arretrati. E la lista di fornitori e clienti infuriati con R.B. è ancora più lunga di quella dei disoccupati delusi.
Clienti infuriati - «Abbiamo fornito a questo signore materiale da ufficio per migliaia di franchi, non abbiamo visto un centesimo» racconta il titolare di una tipografia del Bellinzonese. «Dopo quattro mesi di attesa abbiamo scoperto che non eravamo gli unici». Un cliente di R.B. aspetta ancora un terzo dei servizi promessi, altri hanno pagato per prestazioni (la realizzazione di siti internet aziendali, ma non solo) mai effettuate.
Le buste paga - «È il suo modus operandi» confermano da una società di consulenza che per qualche tempo ha tenuto la contabilità dell'azienda. «Dovevamo fare le buste paga per i suoi dipendenti, ma ci siamo accorti che non pagava neanche noi. E quando chiedevamo dei documenti, per poter pagare i suoi poveri collaboratori, non ce li inviava».
Fenomeno diffuso - Un caso limite? In realtà, le società insolventi che accumulano fallimenti a catena per riaprire regolarmente (come nel caso di R.B.) sotto un nuovo nome, sono un fenomeno diffuso in Ticino. «È impossibile impedire a queste aziende di operare» spiegano dal Cantone. Per legge, però, gli Urc dovrebbero effettuare dei controlli sulle aziende, prima dei collocamenti. Come funzionano?
I controlli - «Non esiste una black-list delle aziende da evitare, ma i consulenti del Servizio aziende Urc effettuano una visita sul posto di lavoro e conducono verifiche preventive prima di avviare una collaborazione. I consulenti lavorano in gruppo e si informano reciprocamente sulle situazioni delicate» spiega il direttore della Divisione economia del Dfe Stefano Rizzi. «Le esperienze negative acquisite permettono di evitare taluni soggetti a rischio e migliorare costantemente le verifiche sull'affidabilità delle aziende che chiedono il nostro servizio».
I numeri - Va detto che la mole di lavoro non è poca. Sono «oltre 3000» i posti di lavoro offerti ogni anno dalle aziende che collaborano con gli Urc al collocamento di circa 2000 disoccupati. «Occorre precisare che la maggior parte delle aziende sono serie e oneste» aggiunge Rizzi. «Grazie agli sforzi costanti per il miglioramento della qualità del servizio – si veda ad esempio la compagna “più opportunità per tutti” – questi numeri sono in forte aumento» afferma il direttore della Divisione economia. «Purtroppo, tra tante aziende serie, spiace talvolta constatare a posteriori che gli sforzi profusi per collocare disoccupati sono stati disattesi da datori di lavoro che non hanno mantenuto le promesse, ma non è sempre possibile sapere in anticipo come andranno a finire le trattative».