Il DT raccomanda di evitare la diffusione di queste piante, che riducono la biodiversità.
Le verghe d'oro causano pure importanti danni all'agricoltura.
BELLINZONA - Le verghe d’oro (Solidago gigantea e S. canadensis) sono piante erbacee perenni originarie del Nord America, molto presenti nei nostri giardini poiché coltivate come specie decorative, nonostante siano vietate. Le verghe d’oro sono infatti elencate nell'allegato 2 dell’Ordinanza sull’emissione deliberata nell’ambiente (OEDA): il loro utilizzo come piante ornamentali è quindi vietato.
Queste specie possono facilmente inselvatichirsi: si diffondono oltre i giardini privati colonizzando zone ruderali, scarpate stradali e ferroviarie, margini di campi e boschi, zone umide e rive dei fiumi. Si riproducono in modo vegetativo - tramite rizomi sotterranei o piccoli frammenti degli stessi - e grazie ai moltissimi semi trasportati dal vento, dai quali ogni anno nascono delle nuove piantine. Una volta introdotte in natura, provocano una forte riduzione della biodiversità, formando popolamenti molto densi che sostituiscono la flora indigena. Sono anche causa d'importanti danni economici per il settore agricolo, in quanto comportano una gestione più gravosa dei terreni e perdite di rendimento.
Per evitarne la diffusione è importante intervenire estirpando le piante con le radici prima che si formino i semi; in caso di popolamenti estesi lo sfalcio ripetuto risulta molto efficace se eseguito almeno due volte all’anno - a maggio e ad agosto - prima della fioritura, per diversi anni.
In presenza di semi o rizomi, il materiale deve essere smaltito con i rifiuti solidi urbani, prestando attenzione a non diffondere i residui durante il trasporto (per ovviare questo problema, usare contenitori ben chiusi).
Nei giardini, al loro posto possono essere messi a dimora l’iperico o erba di San Giovanni comune (Hypericum perforatum) o la mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris), piante altrettanto decorative.