La decisione del Municipio di Lugano non convince sei deputati che chiedono lumi a Bellinzona.
Pur condannando «ogni atto di violenza», ai deputati l'ipotesi di sgomberare l'autogestione pare «estremamente avventata» e «dettata da ragioni elettoralistiche».
LUGANO - La vicenda dell'ex Macello varca il Ceneri e finisce sui banchi del Governo. Un'interrogazione firmata da sei deputati - Raoul Ghisletta, Anna Biscossa, Ivo Durisch, Fabrizio Garbani Nerini, Carlo Lepori e Fabrizio Sirica - chiede infatti lumi sull'ipotesi dello sgombero dell'autogestione entro Natale formulata «da una risicata maggioranza (4 a 3) del Municipio di Lugano».
I sei deputati, «pur condannando fermamente» gli atti di violenza, che coinvolsero anche una giornalista della Regione, avvenuti il 30 ottobre in Piazza Molino Nuovo, ritengono «estremamente avventata» e «dettata da ragioni elettoralistiche» la decisione presa dall'Esecutivo luganese. Una decisione che inoltre viola una convenzione sottoscritta dal Cantone, il Comune e i rappresentanti dell'autogestione.
Per questi motivi, i sei deputati hanno deciso d'inviare tutta una serie di domande (vedi box) al Consiglio di Stato chiedendo pure se intenda proporre una mediatrice o un mediatrice per instaurare un «dialogo costruttivo» tra le parti.