Lo ammette senza difficoltà Leonardo, infermiere indipendente attivo nel Mendrisiotto.
La realtà, però, è fatta anche di assicurazioni da pagare, malattia non retribuita e disponibilità a ogni ora. Cure a domicilio, gli infermieri indipendenti: «Siamo in una giungla»
BELLINZONA - «Là fuori è una giungla. Ogni giorno i miei pazienti mi mostrano biglietti da visita o volantini di colleghi che tentano di accaparrarsi nuovi clienti», a raccontarlo a Tio/20 Minuti è Leonardo*, un infermiere attivo da circa quattro anni nel Mendrisiotto.
Circa un mese fa, la Conferenza dei presidenti dei servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico ticinese aveva puntato il dito contro Spitex privati e infermieri indipendenti. Dall'incontro era infatti emerso che il settore delle cure a domicilio "privato" avesse subito un’esplosione incontrollata passando, come avevano riportato, «dai 24 servizi privati del 2016 agli oltre 60 attuali nel cantone, 20 dei quali senza il contratto di prestazione pubblica cantonale». Altresì indicavano come «fuori controllo» il numero di infermiere e infermieri indipendenti che operano nell’ambito delle cure a domicilio, passato da 210 del 2016, a oltre 500.
Leonardo è uno dei tanti infermieri indipendenti verso cui le associazioni di cure a domicilio pubbliche hanno puntato il dito. «Con 20 assistiti fatturo tra i 10 e i 12 mila franchi al mese - ammette - ma me li guadagno». La sua quotidianità è infatti per lo più dedicata ai suoi malati: «Esco di casa alle 6.30 e, dopo la pausa pranzo, generalmente la mia giornata lavorativa si conclude alle 19. Certo, non ho famiglia, non ho figli. Significa che possono permettermi di essere sempre disponibile. Se uno dei miei assistiti sta male e mi contatta al di fuori dell’orario stabilito, vado, e senza chiedere un ulteriore rimborso».
«È vero - prosegue - si può guadagnare tanto. Ma lo è altrettanto il fatto che non vi sono tutele e che non esiste il secondo pilastro. Insomma buona parte dei soldi guadagnati vengono anche spesi in assicurazioni. Per esempio, se avessi bisogno di andare in malattia, l’assicurazione scatta non al terzo giorno come per un dipendente, ma dopo ben 15 giorni. Le ferie, non sono retribuite». Su quanto emerso nel corso della recente conferenza stampa, è d'accordo su un punto: «Vanno messi dei paletti, altrimenti tra un paio d’anni avremo un infermiere per famiglia».
Ma cosa ha innescato questa corsa verso l’indipendenza? Secondo Leonardo non c’è dubbio: «Il crescente malessere all’interno delle strutture. La burocrazia è davvero troppa e si finisce per dare priorità a questa, perché si temono ripercussioni legali, piuttosto che all’assistenza della persona. Questo è quello che mi raccontano i miei ex colleghi ancora in struttura». «Inoltre negli ultimi tempi c’è la tendenza ad abusare della diagnostica, nonostante le condizioni delle persone non lascino a volte margine di speranza. Questo spinge a chiedersi “sto veramente lavorando per il bene del paziente?”».
«Mi hanno portato via una paziente con delle brioches»
La concorrenza è talmente elevata che basta andare in ferie per ritrovarsi senza paziente. È capitato anche a Sonia*, infermiera del Luganese, che dopo aver affidato i suoi a una collega di fiducia, al suo ritorno se ne è trovata qualcuno in meno. Come? Dedicando del tempo in più e portando le brioches ogni a casa della signora in questione.
Altre volte ci pensano i servizi sociali che attribuiscono il mandato per la presa in carico a Spitex di loro conoscenza. Capita infatti che, nonostante il paziente rifiuti perché semplicemente non vuole o perché ha già chi lo segue, alcuni Spitex si palesino a casa dell’interessato, non una ma anche due o tre volte.
«Non bastano cinque pazienti per guadagnare 10mila franchi»
Cristina*, infermiera indipendente del Luganese, è invece critica nei confronti di quanto detto durante la conferenza stampa. «Mi piacerebbe sapere dove sono andati a prendere quelle cifre. Con cinque o sei pazienti non è possibile guadagnare 10mila franchi al mese. Personalmente ne seguo 16, in collaborazione con altre colleghe e uno Spitex privato per poter garantire la continuità assistenziale e riposi, nonché ferie a me stessa. In media fatturo 6’700 franchi lordi, a cui poi vanno sottratti Avs, assicurazioni malattia per perdita di guadagno o per l’infortunio, terzo pilastro, nonché Rc professionale e privata».
Punta poi il dito contro gli Spitex pubblici. «Con quelli privati riusciamo a collaborare, mentre noto una certa concorrenza sleale da parte di quelli pubblici. Non vogliono collaborare con noi infermieri indipendenti, a volte ci mettono proprio i bastoni in mezzo alle ruote». Porta il caso di un suo paziente che si era messo in contatto con lei per la cura di alcune ferite. «Lui era già seguito per altre prestazioni da uno Spitex pubblico e al sopraggiungere della collega mi sono sentita dire: “O gestiamo tutto noi o niente”. Dal mio punto di vista ne va della qualità delle cure, oltre alla privazione della libertà di scelta del paziente».
*nome noto alla redazione