Il Ministero pubblico precisa che si tratta di «presunte irregolarità» legate ai crediti Covid-19.
In caso di informazioni false si rischia una multa fino a 100'000 franchi. Per delitti più gravi, come la falsificazione di documenti o la truffa, si potrebbe arrivare al carcere
BELLINZONA - «Sono convinto che l’abuso possa essere escluso». Così si esprimeva, lo scorso 25 marzo, il capo del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer. Quel giorno il Consiglio federale aveva presentato l’ordinanza di necessità per la concessione di crediti e fideiussioni solidali da parte della Confederazione dell’ordine di 20 miliardi di franchi. Ma la fiducia del consigliere federale sembra essere stata smentita.
La scorsa settimana la procura zurighese ha annunciato un’inchiesta su «circa 30 casi di richieste fraudolente di un sostegno finanziario». Le indagini vertono su reati che vanno dalla truffa, alla falsificazione di documenti fino al riciclaggio di denaro. I soldi ottenuti dalle banche dietro garanzia della Confederazione sono finiti su conti privati oppure all'estero, o sono stati usati per ripagare prestiti privati. Il pubblico ministero di Basilea Città ha dichiarato al Tages Anzeiger di avere «un numero a una cifra» di casi sospetti, a Svitto sono tre casi e nel canton Vaud due. L’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS), che riceve informazioni dalle banche, dal 6 maggio ha inoltrato 23 segnalazioni di transazioni sospette alle autorità cantonali. Eppure solo il 22 aprile Maurer aveva ripetuto che secondo lui i casi di abusi non supereranno l’1%.
E in Ticino? Il Ministero pubblico ha confermato a Tio/20minuti che «attualmente (stato al 14 maggio, ndr.) sono giunte due segnalazioni di presunte irregolarità legate ai crediti Covid-19». Considerato che «le verifiche e gli accertamenti del caso sono in corso», non è stato possibile avere maggiori dettagli. L’Ordinanza concernente la concessione di crediti e fideiussioni solidali in seguito al coronavirus prevede che «è punito con la multa fino a 100’000 franchi chiunque ottenga un credito fornendo intenzionalmente informazioni false oppure utilizzi il credito» per motivi diversi dalla necessità di liquidità dovuta alla crisi generata dal coronavirus («sempre che non si tratti di un reato più grave secondo il Codice penale»).
Sull’argomento Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati (UDC) hanno inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato, con l’obiettivo di scovare i “furbetti del quartierino”.
Dal 26 marzo sono 123 le banche dove è stato possibile per le imprese usufruire di queste fideiussioni garantite dalla Confederazione. Sulla base di un’autodichiarazione sono stati concessi in tempi brevissimi crediti a più di 122’000 aziende. Fino a 500’000 franchi di prestito a tasso zero senza alcuna lungaggine burocratica. La fiducia riposta nei cittadini da Ueli Maurer non è mai stata condivisa da Michel Huissoud, direttore del Controllo federale delle finanze (CDF), che da subito ha espresso la volontà di procedere a verifiche confrontando i dati presenti sulle autodichiarazioni con le informazioni disponibili, in particolare per quanto attiene a procedure di fallimento in corso o eventuali richieste multiple, oppure confrontando l'Iva versata col fatturato dichiarato.
Il 3 aprile il Consiglio federale ha approvato il quadro per contrastare gli abusi legati ai crediti Covid-19. Sulla base di questo documento la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha emanato un piano di misure anti-abusi e lo ha adottato il 15 maggio.