Il Parlamento ha deciso ad ampia maggioranza di non impugnare il decreto di abbandono firmato dal Procuratore generale John Noseda
BELLINZONA - No all’impugnazione del decreto d’abbandono emanato dal Procuratore John Noseda e alla costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso “Rimborsopoli”. Lo ha deciso, ad ampia maggioranza, il Gran Consiglio ticinese con 66 voti contrari, 11 voti a favore e 0 astenuti. Una la scheda nulla.
Il 9 marzo il Procuratore generale John Noseda aveva confermato il decreto d'abbandono del 14 febbraio sulla vicenda dei rimborsi e delle indennità del Consiglio di Stato. La motivazione? Nessun reato di natura penale nei riguardi delle persone coinvolte, semmai manchevolezze di natura amministrativa segnalate agli organi competenti, rispettivamente il Gran Consiglio ed il Consiglio di Stato.
Le posizioni - Nonostante il voto si sia svolto a scrutinio segreto, i partiti hanno espresso le loro posizioni. Il Ppd ha annunciato che non avrebbe votato per impugnare il decreto d’abbandono. Per il Plr - come spiegato da Caprara - «è sufficiente l'operato della Gestione e della sottocommissione». "No" pertanto al ricorso e alla Commissione parlamentare d'inchiesta. Tirata d'orecchie del deputato Michele Guerra (Lega): «Un caso mediatico generato da un pasticcio amministrativo di cancelleria, che a più riprese ha sottolineato la buona fede dei Consiglieri di Stato». Anche in questo caso, quindi, "no" a impugnare il decreto e alla Commissione parlamentare d'inchiesta, in quanto sufficiente «una sistemazione delle questioni da un punto di vista amministrativo». La Lega si è però detta favorevole alla richiesta di rimborso di due mensilità al Cancelliere.
Il Ps condivide le conclusioni del rapporto presentato e ritiene sufficienti gli strumenti a disposizione dell’alta vigilanza: due "no", anche se «le numerose negligenze e modalità di comunicazione del Controllo cantonale delle finanze sono da migliorare». L’eventualità dei rimborsi «sarà portata avanti dalla sottocommissione e sottoposta al Gran Consiglio. Dello stesso parere i Verdi, che condividono il rapporto. Con Denti che ha lanciato una frecciatina: «Bisognerebbe smetterla di buttare sangue in faccia a chi cerca di fare il suo dovere». Rifiuto a impugnare il decreto d'abbandono anche da parte de La Destra, con Pinoja che ha ricordato: «Nessuno ha rubato, nessuno ha furtivamente incassato denaro».
Per Mattei si tratta invece di «un peccato»: «Non c’è dolo e non c’è penale. Ma quindi cosa c’è? È un peccato. Era proprio il momento di prendere il toro per le corna».
Matteo Pronzini, dal canto suo, ha più volte ribadito di "pretendere" una risposta: «Voglio sapere se lo stipendio di Gianella fosse superiore alla classe speciale e, concretamente, se fosse uguale o superiore allo stipendio di un giudice del tribunale d’appello». E ha concluso: «Io credo che bisogna restituire i 2 milioni di franchi indebitamente incassati».
Schede da correggere - Il Parlamento ha dovuto attendere oltre un'ora e mezza per conoscere il risultato del voto, a scrutinio segreto. Al termine del dibattimento è infatti stata annunciata la necessità di apporre «una piccola correzione sulla scheda da parte della segreteria».