L'MPS pone 20 domande al Consiglio di Stato. Nella struttura del Bellinzonese sono morti 27 degli 80 ospiti
BELLINZONA - Su 299 decessi per Covid-19 da inizio pandemia in Ticino, 136 sono avvenuti in case anziani (stato al 24 aprile 2020). Lo ha annunciato venerdì in conferenza stampa il direttore del Dss Raffaele De Rosa. Una percentuale che si attesta al 45,5% ma che potrebbe salire, in linea con l’Europa. Su 68 istituti ticinesi, solo 39 non hanno registrato casi. Cinque strutture sono sotto osservazione e in due case anziani sono in corso puntuali accertamenti. Numeri che hanno fatto sorgere molte domande, anche nell’Mps, che ha inoltrato un’interpellanza al Consiglio di Stato.
Un (primo) atto parlamentare che si concentra sulle responsabilità dei dirigenti delle case anziani, con ben 20 domande. «Con questi dati la sfortuna non c’entra assolutamente nulla», esordisce il Movimento. Il medico cantonale, Giorgio Merlani, venerdì aveva infatti detto che «malgrado le misure messe in atto il virus è entrato in alcune strutture. Se in alcune sì e in altre no è probabilmente dipeso dalla fortuna».
Per l’MPS, che negli anni si è spesso occupato delle case anziani, il primo problema risiede nella natura giuridica diversa delle strutture (comunali, privati, consortili). Il secondo sarebbe «la mancanza di una reale vigilanza sia sui criteri di gestione amministrativa e del personale, sia sui criteri di cura e di qualità delle cure (quelle attualmente in vigore sono state elaborate ancora ai tempi in cui il medico cantonale era Ignazio Cassis!)».
Il "caso Sementina" - Da inizio pandemia presso la casa anziani di Sementina sono morti 27 degli 80 ospiti. Almeno il 60% del personale è risultato positivo al Covid-19. La struttura è di proprietà della Città di Bellinzona, come il Centro Somen, la casa anziani Mesolcina e la casa anziani Pedemonte. In queste ultime due strutture (con 148 ospiti) non vi è stato finora alcun decesso, tra il personale vi sono stati due positivi.
Secondo informazioni raccolte dall’MPS, «solo a partire dal 18 aprile a Sementina si sarebbe proceduto a sottoporre tutto il personale al tampone» e «nonostante la positività, il personale sembra non venga sottoposto a un ulteriore test di controllo». Inoltre, «solo a partire da fine marzo il pranzo sarebbe stato consumato in comune nei singoli piano e solo da metà aprile ognuno separatamente». Le visite in casa anziani, inoltre, «sarebbero continuate fino al 17 marzo», nonostante il divieto cantonale (9 marzo). «Fino a metà aprile al personale sarebbe stato chiesto di riutilizzare il materiale di protezione monouso». E «per diverse settimane il personale sarebbe stato obbligato a lavorare su più piani della struttura, entro in contatto con ospiti positivi e negativi» al coronavirus.
Un’infermiera con 20 anni di servizio a Sementina, si sarebbe inoltre dimessa in questo periodo. Il direttore della struttura ha commentato: «Non possiamo permetterci che ognuno decida di testa propria, scegliendo di fare di più o di meno di quanto prescritto e previsto dalle competenti autorità alle quali noi ci siamo strettamente attenuti». Ma per l’MPS la donna «rientrata nei gruppi a rischio» e «si è presentata al lavoro con il materiale di protezione» previsto dall’ordinanza della Confederazione, «suscitando le ire del direttore».
Le 20 domande dell'interpellanza MPS (Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori):
1. A partire da quale data sono state vietare le visite alla casa anziani di Sementina?
2. In quale data e come si è venuti a conoscenza del primo caso positivo?
3. Fino a quale data gli ospiti hanno consumato il pranzo tutti assieme?
4. Fino a quale data gli ospiti hanno consumato il pranzo in comune ai piani?
5. Da quale data gli ospiti consumano il pranzo individualmente?
6. Sono confermati i dati secondo i quali fino al 24 aprile vi sarebbero stati 27 decessi e ben il 60% del personale è risultato positivo?
7. Al momento della risposta della presente interpellanza (presumibilmente 25 maggio) quanti sono i decessi?
8. La totalità degli ospiti è stata sottoposta al test? Se sì, quando? Se no perché?
9. Conferma che solo a partire dal 18 aprile 2020 tutto il personale è stato sottoposto al test?
10. Per quale ragione prima di permettere al personale risultato positivo e sottoposto a quarantena di riprendere il lavoro non lo si sottopone ad un nuovo test?
11. Quanti/e risultano essere i/le dipendenti dei gruppi a rischio? Come ci si è comportati con questo personale?
12. Per quale ragione si è imposto il riutilizzo del materiale di protezione monouso? Fino a che data è stata in vigore questa imposizione?
13. Per quale ragione non si è provveduto a suddividere con tempestività gli ospiti tra positivi e negativi?
14. A partire da quale data il medico cantonale è intervenuto presso la casa anziani?
15. Quali sono i provvedimenti che il medico cantonale ha imposto alla casa anziani?
16. Presso le quattro case anziani della città di Bellinzona i processi e le direttive sanitarie adottate durante la pandemia sono state le stesse?
17. Constatato che la differente evoluzione tra Sementina (e Centro Somen) e le altre due case anziani (Mesolcina e Pedemonte) perché non si è cercato di trarre insegnamento da quanto messo in atto nelle case anziani dirette dal dottor Molo?
18. Il Municipio di Bellinzona si è chinato, sulla problematica? Se si, quando e quali provvedimenti ha adottato?
19. Sulla base di quali considerazioni il Municipio di Bellinzona ha deciso di utilizzare parte del materiale di protezione personale (mascherine) destinato alle case anziani comunali per l’approvvigionamento della polizia comunale? Ciò ha causato una penuria di materiale per le case anziani? E’ anche per questa ragione che si è chiesto al personale di Sementina di riutilizzare il materiale monouso?
20. Quale è la valutazione che fa il medico cantonale ed il consiglio di stato sull’operato del direttore amministrativo Silvano Morisoli della direttrice sanitaria dottoressa Mosconi e del municipio di Bellinzona?