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GAMESDoom: bentornato satanasso

01.06.16 - 12:05
Il nonno del genere sparatutto è ancora fra noi (con demoni e tutto) ed è più in forma che mai
Bethesda/id software
Doom: bentornato satanasso
Il nonno del genere sparatutto è ancora fra noi (con demoni e tutto) ed è più in forma che mai

AUSTIN - Stava su quattro dischetti floppy di quelli da 1.44 pollici (quelli piccoli e rigidi) e nel 1993 con i suoi 6,6 mega di "peso" suscitava già una certa riverenza. "Doom" arrivava così, passato da una mano all'altra fra compagnucci di scuola e metteva alla prova quei Pc 486 che ormai cominciavano ad apparire in tutte le case mostrando che su quelle macchine poteva girare ben altro che "Campo minato". Il titolo realizzato dalla storica id software, infatti, metteva in scena una battaglia tanto epica quanto puerile: un uomo armato fino ai denti su Marte contro un'orda di demoni.

Diavolo di una tecnica - Ma se la trama lasciava un po' il tempo che trovava a lasciare annichiliti era l'innovazione tecnica: quella della prospettiva in prima persona che permetteva, di fatto, di immergersi nel mondo di gioco. A realizzare uno dei gioielli assoluti della storia del videogioco due amici che condividevano lo stesso nome: John Carmack e John Romero maestri, è proprio il caso di dirlo, di tecnologia e design ludico. "Doom" ha cambiato completamente la percezione dei games negli anni '90 mostrando a tutti quello che potevano (e avrebbero potuto) fare e che dovevano essere presi sul serio. Per il dinamico duo dopo l'impresa titanica una parabola discendente con la serie "Quake" e poco altro, fino alla separazione e all'oblio.

Reinventare un mostro - A tentare un reboot della serie a quasi 25 anni dall'uscita dell'originale ci prova una id software priva dei due membri fondatori (proprio Romero e Carmack). Ed è forse proprio l'assenza dei due papà della pietra miliare demoniaca a fare bene a questo nuovo "Doom". Il motivo? La chiave di lettura che quella dell'omaggio realizzato da dei fan che hanno la capacità oggettiva (non essendovi coinvolti emotivamente) di capire quali erano le caratteristiche che lo hanno reso grande e di riproporle in maniera rivista per gli standard di nuova generazione (Pc, Xbox One e Playstation 4). Ma quali sono gli ingredienti di questa mostruosa ricetta? Andiamo con ordine...

Demoni e pallottole - Il primo è senza dubbio l'azione al fulmicotone se gli shooter tattici e realistici (come quelli della serie Call of Duty ma anche Halo) hanno posto l'enfasi sull'utilizzo dei ripari, Doom è sempre stato volutamente ignorante in questo senso. Ai giocatori era richiesto di correre all'impazzata, schivare a destra e a manca, costantemente sparando. Id software in questo senso ha lavorato bene inventandosi scontri all'ultima palla di fuoco in mappe sempre ispirate e che possono essere sfruttate al meglio anche sull'asse delle z (nel "Doom" del 1993 il salto era ancora un tabù). Ottimo l'arsenale a disposizione (fra le nostre scelte svetta nettamente il mitico fucile a pompa) e anche il meccanismo che permette di "finire" i nemici in fin di vita (in modi assai cruenti) guadagnando preziosi bonus.

«Quella parete si muove?» - Ma il "Doom" degli anni '90 non era solo violenza sfrenata e bellicosità (o meglio, lo era al 97% ma c'era anche dell'altro). Oltre alle uccisioni di bestie infernali, infatti, c'era anche un vero e proprio mondo di segreti da scoprire, porte segrete, dispositivi di teletrasporto, armi e quant'altro. Conscia dell'importanza di questo "contorno" id lo ha riproposto in maniera esemplare disseminando i livelli di gadget da collezionare tanto futili (come pupazzetti assortiti e scorci di mappe in stile pixel dritte dritte dal 1993) quanto fondamentali (potenziamenti vari e armi da fuoco). A rendere ancora più interessante questa caccia al tesoro una mappa tattica 3d da consultare con agio alla ricerca del minimo indizio e un sistema di upgrade di armi e armatura che incentiva a non concentrarsi esclusivamente sulla parte action.

Fra multiplayer e mappe -  E se la campagna single player (14 livelli per altrettante ore di gioco) non basta ecco che Doom apre al mondo... dell'online. Oltre all'immancabile (e sempre spassoso) multiplayer - che il titolo id ha inventato - anche un editor di mappe semplice da usare e dalle possibilità pressoché infinite. Se vi siete stufati di fare i killer perché non provare a fare... gli architetti? La componente di "editing" era quella che aveva decollare il titolo originale nel 1993 - anche se ai tempi era roba per smanettoni di quelli veri - ed è bello che sia stata ripresa in questo modo.

Polpa e osso - C'è chi ha definito questo "Doom" il "Mad Max: Fury Road" dei videogiochi e, per certi versi, non è così sbagliato: pur non prendendosi troppo sul serio punta forte sull'emotività esplosiva e va al sodo senza perdersi in facezie. Inoltre è cesellato benissimo e fronteggiare le sue mostruosità infernali è un gran bel divertimento. Un consiglio nostro, se vi sentite veramente gagliardi affrontatelo a livello di difficoltà "Ultra-violence", non ve ne pentirete.

VOTO: 8,5

 

 

 

 

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