Dove a fare la differenza sarà quasi più chi non è andato a votare, molte le polemiche
CARACAS - I venezuelani hanno assistito alle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale (parlamento unicamerale), una parte recandosi in uno dei 14'221 centri aperti in tutto il Paese e un'altra invece rifiutandosi di farlo per adesione all'appello al boicottaggio lanciato dal leader dell'opposizione Juan Guaidó, o semplicemente per indifferenza.
Gli analisti sono concordi nel sostenere che il primo dato che permetterà di valutare la giornata sarà l'affluenza alle urne che, se fosse inferiore a quella delle presidenziali del 2018 (45%), potrebbe mettere in imbarazzo il governo.
Da parte sua il leader dell'opposizione Juan Guaidó, ha di nuovo chiesto ai venezuelani di "restare a casa", boicottando una consultazione illegittima, caratterizzata da "brogli" organizzati dal "dittatore" Nicolas Maduro per perpetuarsi al potere.
In alternativa l'autoproclamato presidente ad interim, che il 5 gennaio fra l'altro perderà il suo seggio in parlamento e la relativa immunità, ha offerto una "Consultazione popolare" da domani al 12 dicembre, per giungere a elezioni presidenziali e parlamentari "libere, trasparenti e verificabili".
Contrariamente al solito, Maduro ha atteso ore prima di votare. Lo ha fatto nel pomeriggio e a sorpresa non è andato nel suo seggio tradizionale nel quartiere Catia di Caracas ma, forse per sconosciute ragioni di sicurezza, nella scuola ecologica nazionale Simón Rodríguez del Circolo militare di Fuerte Tiuna.
Pompeo: «Sono elezioni-farsa» - «Le frodi elettorali in Venezuela sono già state commesse. I risultati annunciati dall'illegittimo regime di (Nicolas) Maduro non rifletteranno la volontà del popolo venezuelano. Quello che sta accadendo oggi è una frode e una farsa, non una elezione»: lo ha twittato il segretario di Stato degli Usa Mike Pompeo.