La città voleva dare una spinta al turismo, ma le critiche sono piombate inesorabili
NOTO - La città di Noto, in Giappone, ha attirato diverse ire e critiche quando ha deciso di usare alcuni dei fondi destinati a combattere il coronavirus per realizzare una statua di un calamaro gigante.
Lo riporta l'agenzia stampa Reuters, che indica come sui social media la situazione sia sfuggita di mano, con numerosi utenti che si sono chiesti se quei fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per altri scopi.
Il calamaro è una prelibatezza locale a Noto, e la costruzione della statua è parte di una «strategia a lungo termine» per aumentare la consapevolezza dell'industria della pesca della città e per «dare una spinta al turismo», ha detto un funzionario del governo locale, come riferito dai media locali.
Per realizzare la scultura, la località della prefettura di Ishikawa ha usato 25 dei quasi 800 milioni di yen (circa 7 milioni di franchi) ricevuti dal governo come parte di un programma di aiuti volto a stimolare le economie locali in seguito alla crisi causata dalla pandemia.
Sebbene le sovvenzioni non siano specificamente destinate alla spesa relativa al trattamento dei pazienti con coronavirus, per molti è stato ingiustificabile investire nella statua, alta quattro metri e lunga nove. «Non importa in che modo la si guardi, è sbagliato. Devono restituire quei soldi», si legge tra i numerosi commenti su Twitter.
D'altronde, nonostante il tasso di infezioni della prefettura di Ishikawa sia basso rispetto ad altre parti del paese, il Giappone sta ancora combattendo ciò che è stata definita «una quarta ondata».