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Senza acqua e senza cibo, dall'alba fino al tramonto

Tre musulmani residenti in Ticino ci raccontano il loro Ramadan. E c'è amarezza per le polemiche recentemente sollevate da Lorenzo Quadri.
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Senza acqua e senza cibo, dall'alba fino al tramonto
Tre musulmani residenti in Ticino ci raccontano il loro Ramadan. E c'è amarezza per le polemiche recentemente sollevate da Lorenzo Quadri.

BELLINZONA - Niente cibo e niente acqua. Ma anche niente fumo e niente comportamenti peccaminosi, dalle prime luci dell'alba fino al tramonto. È quello che prevede, oltre alla preghiera, il Ramadan.

Il mese sacro dell’Islam, attualmente ancora in corso, è iniziato il 28 febbraio e volgerà al termine il 30 marzo. Ma cosa c’è dietro questa tradizione? In quanti, nel nostro cantone, la praticano? E quanto è difficile, a livello sociale e lavorativo, inserirla nella propria quotidianità? Ne abbiamo parlato con tre musulmani residenti in Ticino.

«Un vero musulmano non può non farlo. Il Ramadan è un pilastro dell’Islam e rappresenta la rivelazione del Corano a Maometto», ci dice Fatiha El Hansali Hakmi, una 46enne marocchina residente nel Luganese. «Certo», specifica, «sono previste delle eccezioni: anziani, bambini, malati e donne incinte non devono osservare il digiuno...ma a parte ciò sarebbe obbligatorio per tutti i musulmani adulti».

«Non sento né la fame né la sete» - Da inizio mese Fatiha, suo marito e il figlio 15enne si alzano dunque prima dell’alba per mangiare, bere e recitare la preghiera mattutina. Ma il sacrificio non sembra pesare. «Durante il giorno non sento né la fame né la sete. Quel che più mi manca, forse, è il sonno», spiega Fatiha. E praticare il Ramadan non si rivelerebbe troppo complicato neanche sul piano lavorativo: «Sono una babysitter e con i pasti riesco sempre a organizzarmi, anche quando finisco tardi la sera». 

Anche E.*, 31enne del Bellinzonese di origini turche, sta osservando il Ramadan. «Lo faccio da quattro o cinque anni», ci dice. «Prima lo facevo un po' a sprazzi, non interamente, ma negli ultimi anni ho sempre cercato di osservarlo, perché ho realizzato che non mi crea alcun problema né a livello di salute né a livello sociale».

Vivendo solo, E. deve darsi da fare e organizzarsi in maniera indipendente. «Mi sveglio intorno alle 4 del mattino e cucino. Preparo qualcosa di semplice e veloce, come verdure e couscous, e poi torno a dormire». 

La pausa? Breve e a passeggio - Per il 31enne, che lavora in banca, inizia poi la giornata lavorativa. «Vado in ufficio mezz’ora dopo rispetto alla norma, così dimezzo la mia pausa pranzo», spiega. «Durante questo lasso di tempo normalmente faccio una passeggiata e magari accompagno qualche collega a bere il caffè. Io chiaramente non bevo nulla, ma almeno mi faccio due chiacchiere». E anche E. afferma di non soffrire particolarmente il digiuno. «La vivo bene. E conosco diverse persone che fanno il Ramadan pur svolgendo dei lavori molto pesanti dal punto di vista fisico». 

Secondo l’Ufficio federale di statistica, considerati i residenti di età superiore ai 15 anni, nel nostro cantone risiedono 6’834 musulmani. Ma quanti sono, concretamente, quelli che osservano il Ramadan? «Credo che la proporzione possa essere vicina a un 60% contro 40%, ma non saprei dire quale sia il gruppo preponderante», commenta il giovane. «Dipende molto dalla motivazione personale e dalla religiosità della famiglia».

«Rischierei di svenire» - E tra chi il Ramadan non lo sta osservando, almeno per quest’anno, c’è la 19enne Irem Top, che ha origini turche e abita nel Bellinzonese.

 «Ho il ferro molto basso ed essendo asfaltatrice di professione, il digiuno potrebbe comportare un rischio di svenimento. Il che, nel contesto in cui lavoro, può essere pericoloso», ci rivela. 

Irem, ad ogni modo, ha una certa esperienza con il Ramadan. «Quando ero piccola, in famiglia, lo facevamo. Mia mamma si svegliava prima di tutti e cucinava, poi mangiavamo insieme e tornavamo a dormire. Infine, venti minuti prima dell’alba, ci alzavamo di nuovo e bevevamo moltissimo per affrontare la giornata».

E la voglia di riavvicinarsi al mese sacro si fa sentire. «Il Ramadan ha un bel significato: è un mese dedicato alla preghiera e al miglioramento di sé stessi. Facendolo ci si rende conto di come vivono le persone che veramente sono in povertà e non hanno né cibo né acqua», conclude Irem.

Quadri e le polemiche contro l'Islam - Nel frattempo, però, un politico di casa nostra sta lanciando una critica dopo l’altra all’indirizzo della comunità musulmana. A scaldare gli animi, recentemente, è stata la polemica sollevata dal Mattino della Domenica contro l’Ail per la scelta di includere una foto di un'apprendista con il velo nella sponsorizzazione della propria campagna di reclutamento apprendisti. L’articolo pubblicato a tal proposito sul settimanale diretto da Lorenzo Quadri, municipale di Lugano e consigliere nazionale, parlava di «un simbolo di mancata integrazione e di rifiuto dell’Occidente». A questo il leghista ha fatto seguire una mozione, presentata al Consiglio federale, in cui propone l’introduzione del divieto di portare il velo per le ragazze al di sotto dei 15 anni. 

Ma non è tutto. Nelle ultime settimane Quadri ha criticato il gigante del commercio al dettaglio Aldi per aver messo in vendita dei calendari del Ramadan, così come il consigliere federale Beat Jans per aver augurato buon Ramadan ai musulmani rossocrociati.

«Mentalità chiusa» - «Quando vedo persone del genere, nel 2025, rimango senza parole. Queste critiche sono indice di ignoranza e di una mentalità chiusa», commenta Fatiha El Hansali Hakmi. «Cosa importa se una donna porta o non porta il velo? Non dobbiamo fermarci a guardare la copertina di un libro, dobbiamo leggerlo. Io peraltro il calendario del Ramadan l'ho comprato, e mi ha fatto piacere vederlo in vendita».

«Fortunatamente la maggior parte dei ticinesi si dimostra tollerante rispetto alle nostre usanze e tradizioni», aggiunge la 46enne. «Questo per me significa essere persone rispettose, beneducate, aperte di mentalità e verso altre culture». 

«Fuori luogo» - «È una polemica sterile e fuori luogo» quella lanciata contro l’immagine dell’apprendista velata dell’Ail, conviene E.*. Per quanto riguarda invece il calendario del Ramadan dell’Aldi, «si tratta di una semplice strategia di marketing, come può essere la vendita dei calendari dell’avvento durante le feste natalizie». 

*Nome conosciuto alla redazione

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