Vivono senza cellulari. Non amano la tecnologia. Rifiutano perfino forni a microonde, frigoriferi e radio
Il "silenzio elettromagnetico" nel paesino della West Virginia è dovuto alla presenza del più grande radiotelescopio orientabile del mondo. Un divieto apprezzato dagli elettrosensibili
GREEN BANK, WEST VIRGINIA - C’è chi l’ha ribattezzata “la città più silenziosa d’America”. Si tratta di Green Bank, un paesino popolato da meno di duecento anime e immerso nei bellissimi (e remoti) boschi della West Virginia, nella contea di Pocahontas. La località è assai nota negli Stati Uniti per una peculiarità che la rende unica nel Paese: sul suo territorio non esiste rete Wi-Fi e sono banditi i telefoni cellulari. Green Bank, difatti, ospita il più grande radiotelescopio orientabile del mondo, un apparecchio mastodontico e sofisticatissimo, utilizzato per misurare le onde energetiche. Per funzionare, però, il macchinario richiede l’assoluto silenzio elettromagnetico. Il ché si traduce nella messa al bando non solo di cellulari e Wi-Fi, ma anche di forni a microonde, televisioni e radio, che potrebbero creare pericolose interferenze e vanificare l’attività del telescopio.
La città del silenzio - «Si tratta di una zona di silenzio radio, stabilita dal governo degli Stati Uniti e dallo stato della West Virginia per proteggere la ricerca scientifica dalle interferenze», ci spiega Jill Malusky che cura le comunicazioni del Green Bank Observatory, il polo scientifico all’interno del quale si trova il telescopio. Malusky, però, precisa: «Le restrizioni sulle trasmissioni radio (compreso il Wi-Fi) non impediscono l’accesso a internet. Sia la struttura scientifica che i residenti locali usano internet». Ma lo usano in modo diverso dalle modalità convenzionali alle quali siamo abituati. Insomma, per gli abitanti di Green Bank, il tempo sembra essersi fermato al 1956, anno in cui la struttura è stata fondata. Un complesso scientifico di infinito valore a livello internazionale.
Un telescopio alto come una piramide - «Il nostro è il primo osservatorio di radioastronomia negli Stati Uniti, costruito in una regione remota e montuosa, circondata da migliaia di acri di parco nazionale – racconta Jill Malusky - «Il telescopio è più alto della Piramide di Giza ed è capace di ospitare due campi da calcio sulla superficie della parabola. È in grado di osservare l'85% della volta celeste. Il Green Bank Telescope è versatile, può utilizzare una molteplicità di ricevitori che gli permettono di raccogliere molti tipi diversi di dati”. Il telescopio, in grado di “ascoltare” l’universo, è quindi usato dagli astronomi di tutto il mondo per una ampia varietà di ricerche. «L'universo contiene molti elementi che non siamo in grado di "vedere" con i nostri occhi o con l'astronomia ottica – continua l’esperta - La radioastronomia osserva le lunghezze d'onda elettromagnetiche che sono emesse da oggetti e fenomeni nell'Universo. Gli scienziati possono osservarle a tutte le ore del giorno, a differenza dell'astronomia ottica, che richiede il buio. La radioastronomia permette agli scienziati di condurre ricerche su una vasta gamma di oggetti, dalla formazione delle stelle ai buchi neri, alle pulsar, alle onde gravitazionali, all'astrochimica e molto altro».
"Elettrosensibili", in fuga dalla tecnologia
Negli anni la comunità di Green Bank si è notevolmente allargata, grazie all’arrivo di un particolarissimo manipolo di “elettrosensibili”. Si tratta di persone che rifuggono la tecnologia, convinti della nocività delle onde sprigionate dagli iPhone, ma anche dai forni a microonde, dai frigoriferi, dalle radio. Non solo. In oltre sessant’anni, la “città silenziosa” ha attratto diversi gruppi richiamati dal fascino remoto di Green Bank e dalla sua lontananza dalla “tecnologia più selvaggia”. Si è creata, ad esempio, una sorta di comune hippie, ma si è formato anche un piccolo nugolo di complottisti in fuga dai radar del governo. Nel novero dei nuovi residenti c’è anche una preoccupante manciata di neo-nazisti desiderosi di privacy. Della singolare umanità di Green Bank si è occupato il giornalista Stephen Kurczy, che ha appena pubblicato il saggio “The Quiet Zone”. Una comunità multi sfaccettata e complessa, descritta dall’autore come irrimediabilmente “allergica alla vita moderna”.