Leo Varadkar ha promesso un voto per modificare i riferimenti datati e di stampo tradizionalista del ruolo nella società delle donne
DUBLINO - Un referendum nella Repubblica d'Irlanda per arrivare all'abolizione di alcuni riferimenti datati e di sapore tradizionalista rispetto al ruolo delle donne nella società tuttora contenuti nella costituzione del 1937.
È la promessa fatta oggi in occasione della Giornata Internazionale della Donna dal premier di Dublino, Leo Varadkar, simbolo anche a livello personale - in quanto primo capo di governo dell'isola gay e figlio di padre immigrato - del cambiamento radicale della realtà di un Paese ormai da tempo secolarizzato e non più "cattolicissimo".
La scadenza per la convocazione di un voto popolare ad hoc, dopo il mandato elettorale ricevuto dai partiti di governo alle ultime politiche, è stata indicata per novembre. Secondo i media locali, si tratterà di un ulteriore test - dall'esito scontato, sondaggi alla mano - sulla "liberalizzazione" della Repubblica: già teatro negli ultimi anni di consultazioni referendarie largamente favorevoli alla legalizzazione dell'aborto e del matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Questa volta il voto dovrebbe sancire in particolare la modifica nel testo costituzionale dell'articolo 41.2, in base a cui «le donne che restano in casa contribuiscono a dare allo Stato un sostegno senza il quale il bene comune non può essere assicurato». E quelle che lavorano «fuori casa non devono essere obbligate dalla necessità economica» a orari tali che le costringano a «trascurare la mansioni domestiche».
«Per troppo tempo - ha detto Varadkar - le donne e le ragazze hanno dovuto sopportare un peso sproporzionato nelle responsabilità di cura» delle famiglie e sono state oggetto di «discriminazioni nelle case come sui posti di lavoro», fino a dover «vivere con a paura delle violenze». Emendare la Costituzione da residui ormai «datati», ha proseguito, aiuterà adesso l'Irlanda a «custodire la parità di genere».